Centinaia di migliaia di pratiche da affrontare contemporaneamente mostrano la scelleratezza di una politica di taglio sul numero dei dipendenti in corso ormai da anni
Non sono arrivati entro oggi, come promesso dal Governo, i pagamenti per la Cassa integrazione guadagni ordinaria per le oltre 300mila persone che ne avevano fatto richiesta a causa della crisi provocata dal Coronavirus.
Un impegno non mantenuto che si assomma alle pessime figure per il blocco, nei giorni scorsi, dei siti dell’Inps e del Mes all’apertura del termine per la presentazione delle domande. Ad anticipare quasi il 50% degli importi destinati ai lavoratori sono stati fino a questo momento le aziende. Il Governo assicura che il saldo avverrà verso fine mese, ma non si comprende come i dipendenti dell’Inps, obiettivamente al collasso tra redditi di cittadinanza, contributi una tantum, cassa integrazione e bonus vari, potranno assolvere alla mole enorme di lavoro.
A tutto questo poi si sta aggiungendo la cassa integrazione in deroga, per la quale le Regioni stanno inziando a mandare i dati e che interesserà un numero di lavoratori che potrebbe raggiungere il mezzo milione, mettendo a rischio serio il fatto che i 3,2 miliardi stanziati siano sufficienti.
Anche in questa circostanza, come nella Sanità, i tagli al personale effettuati negli anni scorsi con il forsennato blocco del turn over (la sostituzione dei lavoratori andati in pensione con nuovi assunti) sta dimostrando tutti i limiti e le pecche di una politica che da un lato ha impoverito i servizi al cittadino e dall’altro con quei tagli non ha risanato affatto il debito pubblico che, anzi, è lievitato a dismisura.