Sono passati soli tre mesi, ma tutto è cambiato e “la rete” ha preso il sopravvento per aiutarci nella lotta contro la pandemia di Covid19 in corso
di Rosalba Canfora
Era appena lo scorso dicembre quando, presa dalla nostalgia per l’odore inebriante della carta stampata (Vedi anche Lettera 22, quella nostalgia per l’odore inebriante della carta stampata) diedi parola ai ricordi delle emozioni e dei profumi degli incontri, degli sguardi e delle mani che si sfioravano e delle cartoline illustrate e le foto stampate.
Inevitabilmente, avevo finito col dispiacermi perché avevamo cominciato a vederci e a parlarci di meno, a favore di ogni sorta di messaggi che il “mondo on line” ci offriva: sembravamo esserci letteralmente “persi di vista” per essere più a “portata di tastiera”. Ma quando a marzo scorso il coronavirus è entrato prepotentemente nelle nostre vite sconvolgendole, costringendoci a fermarci e a restare a casa tanto tempo, mi si è aperto un baratro: come avremmo potuto continuare a lavorare, ad andare a scuola/all’università e ad incontrarci per parlare, a continuare a vivere, insomma, nel mondo della cultura della carta e della penna, della burocrazia dei faldoni delle pratiche sospese e delle lunghe file agli sportelli? E dove sarei potuta arrivare io solo col mio quadernino dal bordo rosso?
Allora, ho riacceso la TV ed il computer per capire quanto stava accadendo: tanti numeri per i tamponi fatti, i contagiati, i ricoverati, quelli che entravano in terapia intensiva e chi ci lasciava, andando via in silenzio da solo. Poi le polemiche per la mancanza dei posti letto, delle mascherine, dei guanti, la chiusura delle attività non essenziali e i DPCM a iosa. Ma nel mezzo di questa vita precaria, nella quale manca persino la normalità del quotidiano, c’era un team di specialisti che grazie all’organizzazione dei collegamenti da remoto rendeva possibile la didattica a distanza, il lavoro da casa, la consultazione di centri di informazione e di pratiche on line e tanto altro ancora. E così i bambini sono tornati in aula a studiare coi loro insegnanti restando protetti a casa, gli universitari a seguire i loro corsi e, molti di loro, a laurearsi come programmato discutendo la tesi nello studio di casa, i collaboratori a lavorare per le loro aziende dalla scrivania del loro salone e, ancora, gli amici si sono ritrovati per chiacchierare e i parenti si sono finalmente rivisti grazie alle svariate applicazioni disponibili, dando un senso anche alla Domenica delle Palme senza le Palme … insomma, un sol click intelligente ci ha permesso di riprenderci una parte delle nostre vite, in attesa di correre liberi per strada a rompere questo silenzio surreale e ad abbracciarci nuovamente.
“Cara Lettera 22, grazie per tutte le emozioni che mi hai regalato con le tue astine-soldatini, sarai sempre la mia prediletta, ma d’ora in poi solo come un prezioso oggetto d’arredamento!”