Ospitato per 70 anni nei locali del seminario vescovile, e passato nel 1938 nella sede attuale, divenne ambìto anche da numerosi docenti di grande levatura culturale
di Angelo Verrillo
Molti nostri concittadini spesso ricordano, con nostalgia e rammarico, i tempi nei quali Nocera era considerata “Capitale dell’Agro”. Io non prediligo questa definizione perché mi ricorda il campanilismo che non mi piace: quello di chi vanta le virtù e le qualità della propria terra per offendere e deridere coloro che vivono sotto un altro campanile.
So bene, però, che c’è del vero in quel modo di dire. Per decenni, infatti, la Città di Nocera è stata punto di riferimento sociale, economico e culturale dell’intero comprensorio. Lo scopo di queste riflessioni è proprio quello di indagare sul come, sul quando e sul perché la nostra Città conseguì questo ruolo, oltre che cercare di spiegarsi quando e come ha perso quel ruolo.
A mio avviso, il primo, notevole impulso allo sviluppo delle Città in epoca moderna, non venne dall’economia. Infatti, l’economia cittadina rimase prevalentemente legata all’agricoltura fino al 1876. Un ventennio dopo l’istituzione del Liceo Ginnasio G. B. Vico nella nostra città.
1865 – Fondazione del Liceo G. B. Vico
Inizialmente, la scuola venne ospitata nella sede del seminario vescovile, oggi curia vescovile, e lì rimase per oltre 70 anni, divenendo nel giro di poco tempo uno dei Licei più prestigiosi del meridione.
Poiché già nel 1844 era stata costruita la stazione ferroviaria, Nocera era diventata anche facilmente raggiungibile, in particolare da Pagani, Angri e Scafati.
Per questo motivo, oltre che per il prestigio di cui godeva ed essendo l’unico Liceo della zona, l’Istituto fu ben presto ambìto da centinaia di giovani di tutti i comuni e, per circa un secolo, provvide alla formazione culturale delle future classi dirigenti di tutto l’agro nocerino sarnese.
Nel 1933 venne iniziata la costruzione dell’attuale sede di Piazza Cianciullo che venne inaugurata dopo cinque anni, nel 1938.
Il Vico divenne ambìto anche da numerosi docenti di grande levatura culturale e, nei primi anni del ‘900, furono proprio alcuni di loro a diffondere nella nostra città le idee marxiste.
I nomi di alcuni di questi docenti restano ancora oggi nel cuore e nella memoria di molti nostri concittadini. Senza far torto a nessuno di loro, voglio ricordare Cleto Carbonara, filosofo, il professor De Vivo, di Pagani, il professor Domenico Polichetti, di Roccapiemonte, il professor Grimaldi e, infine, il professore Nicola Ieraci Bio. Quest’ultimo ha lasciato a Nocera un’eredità di affetto e di cultura, proseguita poi dalle figlie Anna Maria e Rosalba, dal genero, Massimo Li Pira e dal nipote Francesco.
Tantissimi sono poi gli ex allievi divenuti famosi in diversi campi. Per brevità, ne ricordo solo alcuni. Mario Carotenuto, pittore. Valeria Parrella, scrittrice. Carlo D’Amato, già sindaco di Napoli. Michele Prisco, scrittore. Oltre a quelli con cui ho avuto rapporti di amicizia e affetto: Corrado Ruggiero, scrittore. Isaia Sales, scrittore. Rocco de Blasi, giornalista.