Era il 1° gennaio del 1851 quando per l’ingordigia di 51 signorotti affamati di terreni demaniali si mise fine all’unità di una comunità unita oltre due millenni
di Angelo Verrillo
Ogni essere umano ha impresso nella memoria alcuni momenti della sua vita. Fatti avvenuti un determinato giorno hanno indirizzato la nostra esistenza: la data del matrimonio, quella del primo giorno di lavoro, la nascita di un figlio ed anche, purtroppo, quella che ricorda la perdita di un genitore, o altri eventi tristi.
La memoria di una comunità, funziona allo stesso modo. Tutti sappiamo, ad esempio, cosa è accaduto il 23 novembre 1980 e nessuno lo dimentica. Tuttavia, ho maturato la convinzione che, nella storia della nostra terra, ci sono altri fatti e altre date, che molti di noi non sanno, o non ricordano più.
Fatti e date importanti, come quella sopra ricordata, hanno prodotto tutti quei cambiamenti che ci hanno portato a vivere oggi in un certo modo: fare un lavoro e non un altro, abitare in centro o in periferia, in un palazzo o in campagna, oppure uscire in macchina o a piedi. Sono le date e gli avvenimenti che segnano i cambiamenti radicali che alcuni chiamano “passaggi d’epoca”.
La clausura forzata, cui siamo costretti in questi giorni, mi ha indotto a pensare che potrebbe risultare utile indicare alcune di quelle date. Naturalmente, la scelta è molto soggettiva e potrebbe risultare arbitraria. Per questo, avrei piacere che anche altri suggeriscano fatti e date che ritengono importanti per la nostra comunità.
Il mio è solo un tentativo per passare il tempo in modo utile e offrire un contributo a tutti i miei concittadini. Viviamo un momento difficile ma, osservando rigorosamente le indicazioni delle Istituzioni, riusciremo a superare anche questo.
Regio Decreto 11 novembre 1850, n. 1960. Entrato in vigore dall’1 gennaio 1851.
Queste sono le date nelle quali si decise che, dopo due millenni, la città di Nocera venisse divisa in due parti con l’istituzione dei Comuni di Nocera Superiore e Nocera Inferiore.
In verità, la decisione di sostituire il vecchio sistema amministrativo, basato sulle Università, con quello dei Comuni, era già sta presa nel 1807, durante il regno di Giuseppe Bonaparte.
Tuttavia, fino al 1828, nessuno aveva mai messo in discussione l’unità della Città di Nocera. In quell’anno avvenne, invece, che le quattordici frazioni di Nocera Corpo (l’attuale Nocera Superiore e le frazioni di Piedimonte, Pietraccetta e Borgo) chiedessero l’autonomia amministrativa.
Tale richiesta fu disattesa per più di un ventennio e trovò parziale accoglimento solo con il provvedimento di sui sopra. Dall’istituendo nuovo Comune furono infatti escluse le frazioni Piedimonte, Pietraccetta e Borgo.
Ma perché fu richiesta l’autonomia e la divisione dell’antichissima, unica Città? E perché tale richiesta fu accettata solo dopo 23 anni? Su queste domande non ci sono risposte univoche. Ci sono solo indizi e ipotesi che fino ad oggi non hanno trovato conferme.
Una delle tesi più accreditate, riguarda la questione delle terre demaniali. In quell’epoca, infatti, pare che l’abitudine di occupare terre e boschi demaniali da parte dei privati, fosse molto diffusa. E questo spiegherebbe anche il perché, tra 1828 e 1851, 51 Signori avanzassero una ulteriore richiesta di separazione e di autonomia. Dal momento che la nuova istanza fu accolta, se ne deduce che quei 51 riscuotessero di grande considerazione alla Corte di Napoli.
Oggi, per riparare a quella ferita, non bastano le firme di 51 cittadini, per quanto illustri. In un Referendum, sarebbe necessario il 51% dei voti di tutti i cittadini delle due Nocera.