L’allarme di alcuni operatori sanitari: «La legge ci impedisce di fare i tamponi a quelli che sono stati ricoverati con i casi conclamati, e il rischio epidemico cresce a dismisura»
È allarme rosso al Ruggi d’Aragona di Salerno, dopo la positività di alcuni pazienti al tampone per il #Coronavirus.
«Il problema è serissimo – ci dicono alcuni operatori sanitari che ovviamente vogliono restare anonimi – ai pazienti che erano ricoverati nelle stesse stanze di quelli risultati positivi, e che sono stati dimessi o sono in dimissione, non è possibile nemmeno cautelarmente praticare il tampone. Questo perché per legge i tamponi si possono fare solo alle persone che manifestano sintomi. Ma – continuano gli operatori sanitari – capirà che in questo modo potremmo aver dimesso o stare per dimettere altre persone che appartengono a quelle che non manifestano i segni del Coronavirus, e quindi il contagio potrebbe dilagare nostro malgrado».
Qualche giorno fa un altro allarme era stato lanciato, sempre rispetto al Ruggi, dal Codacons Salerno. Secondo questi mancano protezioni minime per gli operatori sanitari e quindi per la stessa utenza: nei reparti-chiave, per affrontare l’ emergenza mancano – o sono al lumicino – le tute protettive, le mascherine “Ffp3”, anche di durata superiore alle 6 ore, e le visiere. Solo al Pronto Soccorso il livello di protezione è più elevato, mentre gli altri reparti operano con estrema difficoltà. «Così mentre nei reparti chiave del San Leonardo gli addetti a tutti i livelli sono impegnati all’estremo delle proprie forze, le autorità fingono di non sapere, mentre dovrebbero muoversi con la massima urgenza. Forse a loro – e solo a loro – non è chiaro che non c’è più tempo».