La manifestazione del 14 febbraio scorso ha visto anche la partecipazione straordinaria del dottor Gianclaudio de Angelini, vicepresidente della “Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio”
Venerdì 14 febbraio, il plesso di Scuola Secondaria di I grado “U. Nistri” dell’Istuituto Comprensivo “Via Frignani” di Spinaceto, a Roma (IX Municipio), di concerto col dirigente scolastico avvocato Gianfranco Turatti, ha organizzato una importante manifestazione per commemorare le vittime delle foibe.
La manifestazione, che ha visto partecipare le classi II e III media della scuola, assieme ai loro docenti e ai rappresentanti dei genitori, ha avuto anche la partecipazione straordinaria del dottor Gianclaudio de Angelini (vicepresidente della “Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio”), col quale c’è stata una lunga e proficua conversazione davanti alla platea, con proiezione di video dei cinegiornali dell’epoca dell’esodo.
L’incontro è stato preceduto da due momenti toccanti: uno nel quale tutti gli alunni hanno cantato l’inno italiano e quello europeo e un secondo, nel quale una delegazione multietnica di una classe III media (gli alunni Attenni, Borriello, Jobi, Manibo, Paul, Rainone e Sirghi) ha recitato un piccolo sketch teatrale sul valore della convivenza pacifica e sui vantaggi di vivere in un’Europa unita.
– Preside, com’è nata questa importante manifestazione?
«La manifestazione vuole essere una pietra d’inciampo virtuale per i nostri alunni e vuole conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra (1943-1945), e della più complessa vicenda del confine orientale”, come dice la Legge 92/2004, che ha istituito la “Giornata del ricordo” il 10 febbraio. Importante è far comprendere ai giovani i valori della cittadinanza attiva e, soprattutto, abituarli ad avere senso critico e coscienza storica; perciò ringrazio il professor Francesco Li Pira, che ha curato la parte introduttiva e la vicepreside per la Scuola Secondaria I Grado del nostro Istituto Comprensivo, professoressa Radiciotti, che ha creato la bellissima locandina della nostra manifestazione. Un ringraziamento, molto sentito, va a tutti gli alunni e ai loro docenti, per aver accolto l’invito a partecipare in così breve tempo».
– Abbiamo visto un momento toccante e molto vissuto dagli alunni con gli inni.
«Sì, è stato molto commovente. La scuola insiste su un territorio a forte tasso di migrazione e questo per la nostra istituzione rappresenta una sfida notevole, ma anche un notevole arricchimento. La partecipazione così sentita da parte dei discenti è un motivo di orgoglio, perché vuol dire che la scuola è viva e svolge bene la propria funzione educativa. Col canto degli inni italiano ed europeo, tutti gli alunni, soprattutto quelli di origine o nascita straniera, hanno mostrato quanto si sentano italiani ed europei e quanto abbiano correttamente assorbito i nostri valori, facendoli così propri. Questa è la scuola che funziona, questa la scuola multiculturale. La diversità è una ricchezza che la scuola deve canalizzare: la sfida è quella di essere agenzia educativa a 360 gradi».
– Professore Li Pira, Lei è nocerino di nascita ma ormai romano d’adozione; ha tenuto una prolusione introduttiva molto seguita dagli alunni. Qual è il significato più profondo di questa manifestazione?
«Come diceva il nostro dirigente scolastico, la scuola svolge un ruolo importante di presidio sul territorio e deve servire a mantenere la memoria storica e a formare uno studente che, al termine del triennio, sia un cittadino cosciente, dotato di senso critico e pronto a ragionare e capire i grandi percorsi della storia e, soprattutto, capisca la società contemporanea nella quale vive.
La manifestazione non è solo un mero atto burocratico, ma vuole essere una tappa di riflessione e un momento di crescita comune. Troppo spesso taluna storiografia ha considerato questo come un avvenimento molto secondario col quale era scomodo fare i conti storici e che, perciò, era meglio accantonare. Invece, la lezione migliore da dare ai nostri discenti è quella dell’onestà intellettuale: si deve affrontare e analizzare il problema con senso critico e onestà etica e morale, senza avere paure o pregiudizi.
Non esistono morti, stragi o genocidi di serie A o B! Si devono affrontare con lucida razionalità questi avvenimenti cosi tragici, perché solo così possiamo fare i conti con la realtà storica e capire come si è andato costruendo il mondo attuale.
I ragazzi, nonostante il breve tempo, si sono subito appassionati all’argomento e alcuni hanno anche fatto a casa delle ricerche o delle riflessioni. Un nostro alunno, ad esempio, ha anche una sua parente che era a bordo delle navi che hanno fatto la spola tra l’Istria e l’Italia in quel tragico inverno del 1947; molto toccante è stato sentire il ricordo della signora, letto dal ragazzo, e quello del dottor De Angelini, la cui testimonianza graditissima ha rappresentato un momento di condivisione e riflessione molto forte».
– Professore, come giudica l’interesse di questi ragazzi, anche alla luce dell’incontro col dottor de Angelini?
«Lo giudico molto positivamente! I ragazzi si sono comportati in maniera impeccabile e questo sta a significare che i discenti, se motivati, sanno reagire in modo molto positivo e sono pronti ad accettare le nuove sfide e a riflettere in situazioni critiche e problematiche e questo è anche merito dei loro docenti, che nell’insegnamento mettono il cuore e la passione: perciò voglio ringraziare tutti i miei colleghi per la loro partecipazione. Toccante è stato poi sentire le sofferenze di un popolo intero dalla voce del Vicepresidente della “Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio”, che ha saputo affascinare i ragazzi. Le parole del dottor De Angelini sono la prova più toccante e una fonte orale notevole delle sofferenze di migliaia di persone ma anche sono un monito affinché questi orrori non si ripetano più. Personalmente mi sento un cittadino del mondo e sono un europeista convinto: grazie all’Europa viviamo il più lungo periodo di pace mai conosciuto: non dobbiamo mai avere paura di fare i conti con gli scheletri della storia: solo analizzando e metabolizzando i problemi possiamo mantenere vivo il ricordo e memoria, considerata alla maniera di Tacito come una virtù, e trovare le soluzioni migliori per le sfide future. La nostra è una scuola multiculturale dove tutti noi traiamo ricchezza dal confronto continuo e incessante e tutti insieme cresciamo assieme ai nostri alunni. Cresciamo e costruiamo insieme i cittadini del domani, nuovi cittadini europei e italiani che mantengono sempre la memoria delle loro origini, che sanno le tappe salienti – le pietre d’inciampo virtuali come le ha definite il nostro dirigente scolastico – della costruzione della storia d’Italia e d’Europa».
– Un’ultima domanda per il preside: abbiamo visto che ci sono anche prossime manifestazioni che rendono capofila a livello italiano la scuola da lei diretta?
«La manifestazione, inserita anche nel nostro POF, è in realtà unica, anche se articolata in vari momenti, le pietre d’inciampo virtuali delle quali parlavo prima, e ha come titolo “La memoria, Le memorie. La scuola e la formazione del cittadino europeo ed italiano: il dovere etico-morale del ricordo nella costruzione di un’identità comune”. Le varie tappe sono: il 4 novembre (Giorno delle Forze Armate), il 13 dicembre (Festeggiamo l’Unione Europea: il Trattato di Lisbona), il 27 gennaio (Giornata della memoria), il 10 febbraio (Giornata del ricordo), il 17 marzo (Anniversario dell’Unità d’Italia), il 25 aprile (Giorno della Liberazione), il 2 giugno (Proclamazione della Repubblica)».