Lo pneumologo, da pochissimo direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale Val Vibrata, ha stupito le dirigenze realizzando importanti riduzioni di costi e tempi di ricovero
di Gigi Di Mauro
“Nemo propheta in patria” disse Gesù secondo i vangeli. E a confermarlo ancora una volta è il dottor Alfonso Schiavo, da pochissimo direttore di Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale Val Vibrata a Teramo.
Al dottore Schiavo ha conseguito, infatti, in sole 4 settimane, un risultato di efficienza ed efficacia attestatogli dal responsabile della gestione medica e complessiva del presidio ospedaliero in cui opera: “Nell’inviare il report di cui in oggetto – gli ha scritto il dottor Carlo Di Falco – voglio partecipare la mia piena soddisfazione nel constatare una più che significativa riduzione nelle giornate di degenza registrate sui pazienti attualmente ricoverati e la concomitante, conseguenziale ed altrettanto significativa riduzione dei relativi appoggi. Segni tangibili di una nuova, incisiva ed efficiente “clinical governance”. Complimenti ed auguri di buon lavoro”. – Che segreto ha usato per ottenere il risultato, dottor Schiavo?
«Diciamo che lavoro con abnegazione almeno dieci ore al giorno. Ho poi applicato tutte le regole della “clinical governance”, ovvero il governo clinico e management sanitario. Il che significa appropriatezza degli interventi e prestazioni sanitarie, scegliere oculatamente gli esami da richiedere, programmare con attenzione le terapie. Questo ha permesso di ridurre notevolmente sia il tempo di ricovero che le spese necessarie per assistere ogni ricoverato».
– Perchè non ha applicato queste tecniche anche qui, quando lavorava nell’azienda Ruggi d’Aragona?
«Perchè quell’azienda, nelle opportunità di crescita che ha bandito, per ben sei volte mi ha ritenuto non adatto a gestire non solo una unità operativa complessa, come ora si chiamano i reparti, ma anche una unità semplice. E questo accadeva due anni fa, non venti. Non è stato così a Teramo e ora sto mostrando che – come si dice – conosco bene il mio lavoro. Che dire? Mi auguro – conclude lo pneumologo con amarezza – che la sanità in Campania raggiunga risultati brillanti anche senza di me».