Nella cornice della biblioteca comunale Pucci, incontro con l’autore Christian Liguori per parlare della pellicola di Flavio Mogherini sul “maestro elementare, praticamente nudista”
di Fabrizio Manfredonia
Probabilmente citando il nome di Paolo Barca a una platea eterogenea questo risulterà sconosciuto ai più: sicuramente a molti giovani non direbbe nulla ma anche a qualcuno più grandicello risulterebbe un nome estraneo. Citando invece il nome di Renato Pozzetto che presta corpo e voce alle gesta di “Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista” nella pellicola di Flavio Mogherini ecco che la memoria riceve una sferzata ed è probabile che a molti di quella ipotetica platea venga in mente il viso dell’attore lombardo.
L’operazione che ha fatto Christian Liguori, giovane scrittore al suo esordio, nel suo saggio “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, è stata quella di ridare dignità a un film spesso dimenticato, opera ricca e per certi versi anticipatrice dei tempi: Mogherini, insomma con il suo surrealismo, la sua ironia, nel saggio di Liguori si scrolla l’etichetta di “brutta copia” di Federico Fellini per agguantare una dignità e una cura dei dettagli che difficilmente si ravvisa nelle opere cinematografiche.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autore in vista della presentazione del libro che si terrà il prossimo 27 dicembre dalle ore 18 presso la biblioteca comunale.
– Innanzitutto, com’è strutturato il libro?
«È articolato in 23 capitoli, 21 dei quali sezionano il film quasi minuto per minuto mentre il ventiduesimo analizza il brano che fa da colonna sonora e il ventitreesimo consta in una critica all’aspra critica che fece a suo tempo Tullio Kezich»
– Come mai hai scelto di analizzare proprio questo film?
«Nell’estate del 2018, mi capitò di vederlo: mi colpirono titolo e locandina ma non lo capii e non mi piacque, tuttavia mi incuriosí. L’ho visto tante altre volte, fino ad apprezzarlo».
– Chi è Paolo Barca?
«Paolo Barca siamo un po’ tutti noi. Rappresenta l’ideale tipico dell’italiano vittima di un complesso, un po’ come accade nell’epopea fantozziana. È un uomo timido ma è anche un nudista, il film si apre proprio con una spiaggia nudista e con due bambini, un maschio e una femmina che si tengono per mano. È un uomo con le sue contraddizioni, con una nonna che Mogherini rende quasi una “strega” che lo vuole tenere lontano dalle donne giovani. È un uomo che partendo dal nord e andando a fare il “maestro elementare” al sud, in Sicilia incontra una società con tanti tabù soprattutto per quanto riguarda la sessualità».
– Quanto c’è di Renato Pozzetto nel personaggio che interpreta?
«Tanto! Soprattutto nell’umorismo surreale tipico dei suoi primi anni al Derby di Milano».
– Torniamo al protagonista del film. Cosa lo salva dal suo “complesso”?
«L’amore. Troverà l’amore in una sua collega. Questo lo salverà senza dubbio».
– Consideri il film, uscito ormai 44 anni fa, successo di pubblico e un po’ meno di critica, un film invecchiato male o al contrario un’opera attuale?
«Il film è molto attuale ma in maniera negativa: rappresenta un mondo bigotto dove ad esempio il sesso è visto in maniera negativa e dove non esiste un’ educazione sessuale, cosa che avviene ancora oggi e dove pratiche come il naturismo sono ancora viste di cattivo occhio».
Oltre alla dissertazione che l’autore definisce un “non saggio” perché soventi sono le digressioni e le riflessioni non solo sul film ma anche sull’opera mogheriniana in generale, trovano spazio due interviste, l’una a Daniele Mogherini, figlio del regista e una a Patrizia Bibi Mogherini, seconda moglie di Flavio e madre della nota politica Federica Mogherini, che ha concesso gratuitamente delle fotografie; molto interessanti poi le diverse illustrazioni di Gianbattista Visconti, Gaetano Arciuolo e Sasà Sorrentino.
La foto è di Eva Stanzione