Dal 7 dicembre al 6 gennaio, sulla riviera di Chiaia, spazio al progetto Open Heart, le opere della fotografa di Nocera Inferiore rigorosamente scattate in bianco e nero e su pellicola. «Il momento dello sviluppo in camera oscura è sacro»
di Fabrizio Manfredonia
Nel 2019, ormai a pochi giorni al 2020, quando tutti o quasi possiedono uno smartphone e con quello possono fingersi dottori, ingegneri, esperti e soprattutto fotografare qualunque cosa e credersi artisti, l’atto di fotografare in analogico, di affidarsi alla pellicola, di sviluppare gli scatti al buio è un atto rivoluzionario.
Ed è quello che fa Chiara Pirollo, giovane fotografa nocerina che vedrà alcuni dei suoi scatti, una ventina, in mostra dal 7 dicembre al 6 gennaio nella cornice di Villa Pignatelli – Casa della fotografia a Napoli.
Insieme a lei altri giovani e talentuosi fotografi: Francesca Esse, Gaetano Ippolito, Mattia Tarantino, Vincenzo Capaldo, Valentino Petrosino, Anna Castellone e Serena Schettino.
Tutti loro esporranno nell’ambito del progetto “Open Heart” realizzato dal MANN, Museo archeologico nazionale di Napoli, in collaborazione con il museo Pignatelli, il “Laboratorio Irregolare” di Antonio Biasiucci, l’associazione “AZTeCA”, l’associazione “Piano Terra”, l’associazione “Occhi aperti”, l’associazione “Incontri Internazionali d’arte”, il dipartimento di scienze politiche e della comunicazione dell’università degli studi di Salerno, vincitori del bando “Prendi Parte! Agire e pensare creativo” promosso dal ministero per i beni culturali e per il turismo.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la fotografa nocerina formatasi al “Centro di fotografia indipendente” di Napoli diretto da Mario Spada, Biagio Ippolito e Luca Anzani.
– Cosa vedremo alla mostra a Villa Pignatelli?
«Foto scattate in bagno (ride)!»
– In che senso?
«I soggetti sono ritratti in bagno. Mi piace scattare la nudità e l’armonia delle forme. In uno scatto è possibile immortalare l’essenza di una donna e catturare momenti di vita quotidiana in tutta la loro spontaneità».
– Questa è la tua prima mostra?
«No è la seconda. La prima è stata quella realizzata con il Centro di fotografia indipendente esposta ai “Magazzini fotografici”. In quel caso gli scatti ritraevano solo la nudità femminile, in questa ci sarà anche quella maschile».
– Perché fotografi la nudità?
«Mi piace la verità, i vestiti sono un ostacolo».
– Che tecnica utilizzi per i tuoi scatti?
«Scatto in analogico su pellicola. E in bianco e nero».
– Niente digitale?
«Niente digitale se non qualche volta. In analogico è tutto più lento; sviluppo in camera oscura: quel momento per me è sacro. Non mi piace vomitare scatti».
– Dunque fino a che non sviluppi non saprai se una foto “è uscita bene”?
«Esattamente».
– Wow! Come mai la scelta di sviluppare in bianco e nero?
«È meglio così: a volte i colori possono distrarre».
Appuntamento a sabato 7 dicembre alle 11 per l’inaugurazione della mostra.
le foto dell’articolo sono di Emanele Siano