Sgominate due bande con basi al Rione Petrosino e Calcedonia, che portavano cocaina, eroina e metadone fino a casa dei tossici grazie a un vero e proprio call center
Volevano espandersi anche in provincia le due organizzazioni criminali dedite allo spaccio di cocaina ed eroina a Salerno, delle quali facevano parte anche due nocerini: uno residente a Baronissi ed uno a Mercato San Severino.
Invece in quindici sono finiti in manette nel corso dell’operazione condotta questa mattina dalla Squadra Mobile della Questura di Salerno sotto la direzione del vicequestore Marcello Castello e il coordinamento del pm Elena Guarino. Gli arrestati sono gravemente indiziati dei reati di traffico e detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti. Tra l’altro nel corso delle perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica è stata arrestata anche una persona che non figurava nell’elenco dei destinatari dei provvedimenti restrittivi, perché nella sua abitazione sono stati ritrovati un bilancino di precisione, della sostanza stupefacente e della sostanza da taglio. Gli arrestati avevano costituito due distinti gruppi criminali con basi operative nel quartiere del rione Petrosino e Calcedonia, e spacciavano cocaina, eroina e metadone sull’intera città di Salerno ed anche in alcuni comuni limitrofi.
«Le indagini dirette da questa Direzione Distrettuale Antimafia – comunica il Procuratore Vicario Luca Masini – e svolte dalla Squadra Mobile di Salerno, seconda sezione contrasto alla criminalità diffusa, straniera e prostituzione, mediante intercettazioni, hanno permesso di ricostruire le fasi, la filiera dello spaccio e i compiti di ogni indagato all’interno dell’organizzazione.
Entrambi i sodalizi avevano organizzato un vero e proprio cali center, con utenze telefoniche dedicate, che ricevevano le richieste di sostanza stupefacente e gestiva le successive consegne che avvenivano attraverso altri pusher i quali, si spostavano come dei veri e propri “fattorini” utilizzando ciclomotori che cambiavano quasi giornalmente per raggiungere i luoghi concordati.
Alcune cessioni avvenivano direttamente al domicilio di tossicodipendenti ristretti in regime di arresti domiciliari. Per non essere scoperti, la prenotazione della sostanza stupefacente era effettuata utilizzando un linguaggio in codice: la cocaina era chiamata “bianco” o “veloce”, l’eroina veniva chiamata “scuro” o “lento”, mentre il metadone veniva chiamato “sciroppo”.
Alcuni indagati gestivano le attività illecite con l’apporto di altri familiari; infatti, alcuni arrestati sono uniti da vincoli parentali, altri sono coniugati tra loro o conviventi».
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