A distanza di quasi quindici anni può aprirsi un nuovo scenario per rendere giustizia alle tre vittime di quella colata di fango, ma si rischia la prescrizione. Familiari, comitati e associazioni sul piede di guerra
di Redazione
Si terrà giovedi 19 settembre, dalle 12, una nuova udienza del processo bis per la frana di Montalbino del 4 marzo 2005, presso il Tribunale di Nocera Inferiore. Il primo processo, sia in primo che in secondo grado, ha accertato le responsabilità e la colpevolezza del cavatore Amato. Per un vizio di notifica, però, il primo processo è stato annullato.
Da circa un anno è partito, con lente modalità, un processo bis, ma si rischia una assurda prescrizione per intoppi burocratici e tempi dilatati. Anche nelle prime udienze del nuovo processo, è stato sostanzialmente confermato che la frana – che causò la morte di tre persone – è stata provocata dai tagli effettuati per favorire l’attività estrattiva e che l’abbondante pioggia di quei tristi giorni da sola non avrebbe potuto innescare una colata di fango di quelle proporzioni. Vari comitati, guidati dal comitato dei familiari delle vittime, reclamano giustizia anche in questo secondo processo, sperando che non si arrivi ad una prescrizione, affinchè vengano confermate le responsabilità di coloro che con spregiudicatezza hanno sfruttato il territorio senza porsi un limite, provocando la morte di tre persone. Gli stessi comitati inoltre continuano a sollecitare i cittadini e le istituzioni a rendersi conto di cosa sta succedendo oggi a Montalbino, dove l’attività estrattiva continua grazie ad autorizzazioni regionali molto discutibili ed assenza di controlli reali, con l’obiettivo di mobilitarsi per la chiusura della cava e per evitare ulteriori tragedie a difesa del territorio.