Parlano lo storico Antonio Pecoraro e l’ingegner Alberto Fienga, presidente del Centro Astronomico di Salerno. Un cratere del nostro satellite fu intitolato all’astronomo di Nocera Superiore Alfonso Fresa
di Valentina Milite
Ricade oggi, 20 luglio 2019, il 50° anniversario di un evento molto importante per la storia dell’esplorazione spaziale: la prima discesa dell’uomo su suolo lunare.
In Italia erano circa le 22:30 quando dopo una lunga diretta televisiva durata quasi 27 ore, gli italiani poterono assistere ad un evento che cambiò l’immaginario delle persone sulle possibilità e prospettive della scienza e segnò le sorti del futuro degli uomini nello spazio e sulla Terra.
Una lunga diretta che il giornalista e storico nocerino Antonio Pecoraro (allora poco più che ventenne) ricorda bene, come una vera e propria maratona mediatica per cui gli italiani restarono incollati ai televisori un’intera giornata.
La passione per la storia e l’archeologia, soprattutto per la sua Nuceria, c’era sempre stata, sin da ragazzo, ma l’interesse per l’astronomia accrebbe in queste circostanze e si rafforzò ulteriormente quando, molti anni dopo, avrebbe conosciuto l’oggi noto astronomo nocerino Alfonso Fresa, il quale si era interessato proprio dello studio dell’unico satellite naturale della Terra nel suo volume scientifico e divulgativo “La Luna”. A Fresa, tra l’altro, che fu presidente dell’International Lunar association, la comunità scientifica intitolò un cratere, ma l’Unione Astronomica Internazionale decise di non ufficializzare l’assegnazione.
Il professore Pecoraro ha curato di questo studioso nel 2017 la raccolta delle memorie, un volume molto interessante che ripercorre le tappe fondamentali della vita di Fresa dall’astronomia all’interesse condiviso con Pecoraro per l’archeologia, dal titolo “Memorie di un astronomo” di Alfonso Fresa, a cura di Antonio Pecoraro e con commento in retro copertina del professore ed astrofisico Massimo Capaccioli.
Volendo ora esaminare l’evento da un punto di vista anche scientifico, ci siamo affidati alla guida esperta dell’ingegnere Alberto Fienga, presidente dell’associazione CANA, Centro Astronomico Neil Armstrong di Salerno, che proprio al primo uomo ad aver messo piede sul suolo lunare nel 1969, ha dedicato la propria denominazione e che da circa 40 anni si occupa della diffusione dell’interesse per l’astronomia sul territorio della provincia, organizzando eventi di osservazione celeste e collaborando con numerose scuole del territorio per la divulgazione di questa scienza.
In occasione di questo importante anniversario, hanno lasciato fare proprio alla Luna da protagonista organizzando il 16 luglio (giorno in cui il razzo Saturno 5 lasciò Cape Canaveral con l’Apollo 11) una manifestazione sul Tubenna per l’osservazione dell’eclissi di luna.
L’ingegnere citando il discorso del presidente Kennedy nel 1961 ci evidenzia come la corsa all’esplorazione spaziale da parte dell’uomo sia stata una conquista scientifica, ma anche politica, in un gioco forza tra USA ed URSS che in quegli anni della guerra fredda lottavano anche da un punto di vista delle conoscenze scientifiche per rivendicare il proprio primato tecnologico a livello mondiale. Kennedy difatti a tal proposito, anni prima della spedizione Apollo 11 diceva: “…non sarà un uomo solo ad andare sulla luna, ma un’intera nazione.”
Ma quali conoscenze e tecnologie ha permesso di sviluppare la missione spaziale Apollo? Nel 2009 il presidente Barack Obama riferiva: “Il programma Apollo ha dato luogo a tante tecnologie che hanno consentito per esempio la dialisi renale ed i sistemi di purificazione dell’acqua, i sensori di allerta di gas pericolosi, materiali per la conservazione dell’energia, indumenti resistenti al fuoco […] e la miniaturizzazione elettronica […] Un insieme di curiosità e creatività i cui benefici sono stati davvero incalcolabili!”.
Chiedendo invece cosa possiamo aspettarci ora in futuro da un’ipotetica nuova esplorazione lunare, l’ingegnere ci anticipato come i progetti futuri in questo ambito si stiano orientando verso una nuova spedizione umana (sempre con l’ormai insostituibile aiuto della robotica) come preludio all’installazione di una base di appoggio per le future spedizioni verso il pianeta rosso Marte.