Anche a Salerno il progetto “Ridonare Futuro”, che ha una rivoluzionaria caratteristica: da un lato aiutare le donne, dall’altro supportare i maltrattanti a superare i comportamenti errati

Si chiama “Ridonare futuro” ed è l’acronimo di “Rete Integrata di protezione delle DONne vittime di maltrattamento” il progetto che nel salernitano vede impegnata l’associazione “A Voce Alta Salerno” Onlus, guidata dal dottor Fabio Martino, psicologo e psicoterapeuta.

E, nel panorama dei progetti a tutela delle donne dalla violenza di genere, ha una importante cartatteristica: focalizza il suo agire anche sulla rieducazione degli uomini che delle violenze sono i protagonisti negativi.
«L’associazione – ci dice il dottor Martino – nasce a Salerno con la convinzione che la comunicazione e la sensibilizzazione sul problema della violenza di genere siano uno strumento essenziale per farla emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare; lo scopo dell’associazione è quello di lavorare alla promozione di azioni volte ad innescare un cambiamento della cultura patriarcale, della quale si nutre il fenomeno della violenza maschile sulle donne. L’intento è quello di creare una rete di intervento per il trattamento degli offender a livello locale, così da arricchire, ampliare, mettere a sistema le azioni di contrasto alla violenza già delineate nel piano nazionale contro la violenza sulle donne e lo stalking, varato dal Governo italiano nel 2010».fabio martino3
Il progetto Ridonare Futuro è frutto di un ampio partenariato su tutto il territorio campano, ed è finanziato dal Dipartimento per le pari opportunità del Consiglio dei Ministri. Il soggetto capofila è “Progetto famiglia” onlus, che è un’associazione nazionale. È iniziato nel 2017 e, anche se dovrebbe concludersi per fine anno, probabilmente sarà prorogato.

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«Uno dei nostri compiti – continua lo psicoterapeuta – è la formazione degli “addetti ai lavori”, che debbono essere educati a saper accogliere nel modo giusto le donne vittime di violenza. Questo infatti è un aspetto che raramente viene curato e spesso il primo approccio con le vittime è fondamentale. I destinatari della formazione sono gli operatori dei centri antiviolenza ma anche gli assistenti sociali e le Forze dell’ordine, al personale sanitario. Ma ci occupiamo anche, grazie alla collaborazione delle Acli, dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, anche grazie a borse lavoro, ci cui alcune sono ancora disponibili. L’indipendenza economica è infatti fondamentale per le donne che vogliano liberarsi da situazione di violenza».fabio martino1
– Vi occupate, però, anche degli uomini maltrattanti …
«Si – conferma Martino – questo è l’aspetto specifico che cura la nostra associazione. È difficile che gli uomini vengano da soli da noi. Di solito ci arrivano inviati dai giudici. È l’uomo maltrattante che ha bisogno di aiuto concreto per rieducarsi ad evitare le situazioni che generano la violenza. E noi mettiamo a disposizione dei centri di ascolto e successivo intervento. La maggior parte degli uomini infatti non ha vera consapevolezza dell’essere maltrattanti e spesso giudicano le loro azioni quasi come normale conseguenza di comportamenti delle compagne che loro giudicano “sbagliati”».
– Da dove viene questa metodologia di intervento, che non è molto diffusa?
«In Norvegia, al centro “Alternative to violence” di Oslo, operano sulla violenza maschile da 30 anni. In Italia è arrivato all’Asl di Modena e lì ci siamo formati anche noi».
– Chi volesse rivolgersi al vostro centro come può farlo?
«Abbiamo un numero verde, l’800661592, e il sito del progetto: www.ridonarefuturo.it».

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