Presentato ieri sera nella sala consiliare, con una prolusione del giornalista Davide Speranza, “La verità sepolta”. E tra i relatori a sorpresa spunta il presidente della Provincia Michele Strianese
Si può vivere in uno stato di semimorte? È la condizione che è costretta a “vivere” la protagonista del nuovo romanzo di Pina Esposito, “La verità sepolta” (Oèdipus editore, 144 pp.). Dalla saga familiare di un mondo antico ne “Il silenzio delle madri”, l’insegnante originaria di San Valentino Torio è passata a tutti gli effetti al genere noir.
Il volume è stato presentato ieri pomeriggio, nell’aula consiliare del Comune di Nocera Inferiore, alla presenza del sindaco Manlio Torquato, dell’assessore alla Cultura, Federica Fortino, e dell’editore Franco Forte. A sorpresa, durante l’evento, tra i relatori si è seduto anche il presidente della provincia di Salerno, Michele Strianese, nipote e primo fan della Esposito. A scandire i passi stralciati dalle pagine della storia, le lettrici Sonia Fiammetta D’Alessio e Sissy Marino. Pagine umide di morte, un omicidio, carillon di personaggi torbidi, il desiderio di ricercare la verità e la pace in una esistenza tormentata. La Esposito affina le armi della introspezione psicologica, analizzando le fratture dei rapporti umani nel mondo contemporaneo, e dà libero sfogo ad una struttura narratologica a fasi alterne, tra il monologo interiore e la prima persona – tendente alla terza – che prosegue il racconto. Quello di una donna che, assassinata, non troverà requie finché non sarà approdata al proprio omicida: chi l’ha strappata alla piccola figlia e al marito? Un evento catastrofico farà emergere le inquietudini di un intero paese e getterà luce sul mistero.
«Scrivere narrativa è sentore di giovinezza – ha detto durante il suo intervento, il sindaco Torquato – Il fatto che Pina continui ad impegnarsi su questo fronte è segno di una giovinezza interiore, di sensibilità e volontà di esplorare l’animo umano. Questo suo impegno narrativo è anche il segno sociale, per questa nostra comunità nocerina, di una vivacità culturale. Abbiamo autori, editori che testimoniano quanto Nocera sia una città attenta e viva. Siamo in un tempo in cui si scrive moltissimo attraverso il social. Il libro diventa qualcosa di prezioso e particolare».
A fargli eco, Franco Forte che ha tracciato le linee guida del romanzo pubblicato. «La protagonista è morta e sarà lei a narrare l’intera vicenda. Per il primo punto non abbiamo molto da meravigliarci. Storie ataviche in tutto il globo, come ad esempio nel mondo contadino, sono piene di persone morte che non si decidono a varcare la soglia dell’oltretomba. Lo stesso accade in letteratura a partire dalla poesia cimiteriale di fine Settecento e nel cinema». A questo proposito lo stesso Forte, partendo dal nuovo film di Jarmusch, “I morti non muoiono”, da poco presentato a Cannes, ha ricordato un altro grande film, quel capolavoro scritto da Billy Wilder, “Viale del tramonto” ossia Sunset Boulevard, dove pure il protagonista, assassinato e ritrovato in piscina, fa da voce narrante della trama intera. «Un procedimento ardito perché diretto – ha continuato Forte – La distanza tra la morta e i vivi che si muovono nell’azione è data dallo strato di terriccio che copre la vittima. Ma, quello che dovrebbe impedire una visione ben focalizzata e a tutto campo, le permette al contrario una visione d’insieme nitida e panoramica. Uno stratagemma utilizzato molto nella letteratura noir, come per Patricia Highsmith, Ruth Rendell, Patricia Cornwell, la scrittrice anglo-africana Paola Hawkins». La Esposito, incalzata dalle domande, ha spiegato la genesi del suo ultimo racconto nero, le cui suggestioni affondano le radici ancora una volta nel mondo del passato. «Tutto è nato dal convincimento che i morti non finiscono per non essere più con noi – ha spiegato la scrittrice – un’idea che mi ha accompagnata fin da piccola, per educazione da parte di mia madre. Il fatto che i morti sappiano tutto mi ha ossessionato, poi l’ho razionalizzato facendone una considerazione metafisica. Con la morte la vita non finisce. Presa da questi ragionamenti, in una sera in cui avvertivo la mancanza dei miei cari, iniziai a scrivere. Gradualmente ho strutturato la protagonista, l’ho fatta diventare una donna uccisa, il cui corpo non è stato rinvenuto. Rivive in uno stato di morte e, cercando la sua pace, riesce a penetrare nei pensieri dei vivi, conosce il loro passato, ricostruisce sia la propria vita sia quella di personaggi che le stanno intorno e con cui ha legami forti. Alcuni di loro potrebbero essere l’assassino. Solo alla fine verrà fuori il colpevole e questo fa sì che il lettore resti avvinghiato alla pagina come la protagonista è avvinghiata alle vite altrui».