Un’inedita data storica per la vita della città scoperta dal ricercatore Vittorio Campagna negli scritti di Pietro da Eboli. Fu vendetta per aver sostenuto Tancredi d’Altavilla
di Vittorio Campagna
Nel giugno del 1194 Enrico VI espugna Nocera, rea di aver sostenuto il suo rivale Tancredi nella successione dinastica normanno-sveva. La notizia è riporta nell’opera “De rebus Siculis carmen ad Honorem Augusti”, particola XXXVII (versi 1175-1176) di Pietro da Eboli, poeta latino del XII-XIII secolo.
Così si esprime nella sua poetica distico-elegiaca in onore di Enrico VI: “Iam non multa loquar, quia iam Nuceria sentit, que loquor; urbs vestra manevidebit idem”, così tradotta: “Ma non parlerò più a lungo, perché Nocera già soffre quel che sto dicendo; la stessa cosa domani patirà la vostra città”.
Il poeta riporta le parole dell’arcidiacono di Salerno Aldrisio, il quale invita i suoi concittadini ad arrendersi e inviare una legazione all’imperatore prima che giunga a Salerno e metta la città a ferro e a fuoco, proprio come Nocera che già era sotto assedio. Il chierico non fu ascoltato. È probabile che per molti codesta “Nuova battaglia di Nocera” è una notizia inedita perché sarebbe riportata solo da Pietro, poeta poco conosciuto perché mai inserito nei programmi ministeriali scolastici, se non in studi monografici universitari.L’evento è da ritenersi “storico” perché l’Ebolitano scrive come cronista-reporter di fatti realmente accaduti e vissuti in prima persona, confortati da “fotografie” (cinquantaquattro miniature). È un “giornalista ante litteram”; racconta nitidamente la storia del regno di Sicilia dal 1189 al 1194 “in diretta”, e forse fece in tempo a consegnare l’opera elegiaca a Enrico VI in persona, poco prima che morisse nel 1197. Pertanto, la “cronaca” era sotto gli occhi di tutti, anche dei nocerini, i quali si sarebbero indispettiti se il racconto non avesse rispecchiato i fatti. Comunque, di là dell’evento in se, bisogna ammettere che “questa notizia” è un arricchimento storico-culturale per Nocera, aver ricevuto l’attenzione sia da un imperatore sia da un poeta di grande levatura; chiaramente, per comprendere la portata e il valore storico-letterario della vicenda è necessario conoscere tutta l’opera e il periodo storico di cui si parla.
L’assedio del 1194 alla “nostra” città non è da confondere con le altre date, nelle quali Nocera pure subì assedi e distruzioni; la storiografia nocerina ne riporta non poche (alcune sono errate nella data e nei nomi senza entrare nel merito), ma le più note sono quelle del 1132, 1134, 1137 legate alla quasi decennale guerra civile normanna tra gli Altavilla di re Ruggero II e la famiglia ribelle dei Drengot di Rainulfo III Conte di Alife, conclusasi solo con la morte di quest’ultimo, nel 1139. Nel nostro caso, dal contesto storico-letterario emerge che Enrico VI nel 1194 ritenne necessario punire Nocera, oltre per essersi schierata a favore della dinastia normanna di Tancredi contro di lui, pretendente al trono grazie alla moglie Costanza, figlia di re Ruggero II; anche perché la città osca era indissolubilmente legata a Salerno, “Centro della cospirazione” contro il teutonico, capeggiata dai d’Aiello: il cancelliere Matteo e dai figli, Riccardo conte d’Aiello, e Niccolò arcivescovo di Salerno. La città ippocratica era stata votata alla distruzione perché il presule d’Aiello nel 1191, aveva persino difeso, contro lo Svevo, la città di Napoli, armi in pugno, sostituendosi a Riccardo conte di Acerra (da non confondere con suo fratello d’Aiello), luogotenente di Tancredi e di aver permesso che i salernitani imprigionassero Costanza, moglie dell’Imperatore, e la consegnassero a re Tancredi dopo averla “ospitata con inganno” nella reggia paterna di Salerno. In conclusione, se Salerno, seconda capitale del regno, era stata votata alla distruzione, certamente Nocera, come sua prima alleata, non poteva subire destino diverso.