Denuncia in prima persona il falso storico, che ha fruttato agli organizzatori ben 272mila euro di fondi pubblici per realizzare poco più che una saga, uno storico locale, il dottor Vittorio Campagna
Non va giù allo studioso di storia locale quella che può essere definita una “truffa” economico-culturale che ha fatto giungere nel Comune piacentino sostanziosi finanziamenti regionali per realizzare quella che Campagna definisce null’altro che una saga. È lui stesso a scrivere in prima persona quella che reputa la realtà storica.
di Vittorio Campagna
Il programma “TG Itinerante” di Raitre del 2 aprile 2016 ha trasmesso un improbabile «Corteo federiciano» per un’altrettanta impossibile «traditio clavium» tra Federico II ed Ermanno di Salza, Gran Maestro dei Cavalieri dell’Ordine Teutonico, circa il castello di Olevano sul Tusciano, di recente oggetto di scavi archeologici.
Il giornalista della RAI intervistando, fra gli altri, il professore di storia Vito Senatore che impersonava Ermanno di Salza, ha raccolto l’essenza della manifestazione quando alla domanda: “Chi fosse stato Ermanno di Salza”, lo storico in buona fede risponde: «Consigliere e uomo di fiducia… Federico II gli ha donato il castello di Olevano dove ha vissuto per nove anni e l’ha tenuto in proprietà…».
La propaganda sulla presenza per nove anni del plenipotenziario del Sacro Romano Impero come “castellano”, “inquilino” e soprattutto “proprietario” del nostro maniero ha favorito l’approvazione del “Progetto culturale comunale” da parte della Regione Campania, permettendo al Comune picentino di accedere a fondi europei per 272mila euro. Purtroppo, ricerche storico-documentali inconfutabili hanno dimostrato che l’evento non ha un fondamento storico; anzi, è di fatto una vera e propria “bufala”, come ha dovuto ammettere lo stesso sindaco, Michele Volzone, al primo convegno storico su Olevano il 18 marzo 2017: «Ho avuto modo di leggere Vittorio… In effetti ci sono state delle bufale e tu lo sai bene; probabilmente, inconsapevolmente, qualche volta noi siamo Stati tratti in inganno, però ti posso dire che, se così è stato, è stato in buona fede e mai in cattiva fede…». E ciò gli ha fatto onore. In realtà, tutto sarebbe nato da uno studio archeologico sul castello tratto dal libro “Terra, uomini e poteri signorili nella Chiesa Salernitana secc. XI-XIII” (M. Adda editore, Bari 2012, pp.113-122), del professore Alessandro di Muro dell’Università di Matera. Lo studio accademico riporta un’errata parafrasi e/o traduzione dal latino del documento federiciano del 20 luglio 1230 “H.B.Historia diplomatica Federici Secundi” (Parigi 1852, tomo III, p. 201), in più punti, sintetizzati nella risposta del Senatore a Raitre. Ecco gli errori più immediati: 1) Ermanno di Salza, come da “excursus vitae” dal 1230 al 1239, ha svolto esclusivamente il ruolo d’ambasciatore tra Federico II e papa Gregorio IX in almeno venti località diverse anno per anno, mese per mese, giorno per giorno (V. Campagna, Ermanno di Salza, Ripostes, 2017, pp.46-51); pertanto, non ha abitato per nove anni il castello come ha affermato il Senatore. 2) Ermanno di Salza il 20 luglio 1230 non poteva ricevere in dono da Federico II il castello di Olevano perché esso apparteneva all’Arcivescovo di Salerno. 3) Ermanno di Salza il 20 luglio 1230 non ricevette per niente in dono il castello di Olevano e possederlo fino alla morte (1239) perché come monaco era legato al capitolato di un “Ordine Regolare” che gli impediva di possedere in esclusiva un bene proprio. 4) Ermanno di Salza avrebbe potuto ricevere in dono il castello da Federic II, se non fosse stato monaco, solo il 5 ottobre 1239, l’anno della confisca del castello all’Arcivescovo (H.B. tomo V, parte I, 1239, pp.409,410, 413); ma a quella data Ermanno di Salza era già morto da sette mesi. 5) Il castello di Olevano non ha fatto parte della «Pace di San Germano» del 1230 tra Federico II e papa Gregorio IX. 6) Ermanno di Salza non poteva riqualificare il castello olevanese perché non gli è mai appartenuto. 7) Ermanno di Salza come Gran Maestro dell’Ordine Teutonico non poteva essere declassato a “Castellano”. La storia per essere “magistra vitae” bisogna curarla con conoscenza.