Verrebbe da chiedersi perché un artista sia disposto a vivere questi attimi di attesa su quelle tavole di legno con l’adrenalina a mille. La risposta è tutta nella prima battuta, nello spingere una colonna d’aria mediante il diaframma che tutto cambia e dà inizio alla magia
di Rosalba Canfora
Uno spettacolo teatrale suscita le emozioni più disparate, sicuramente, per la diversa sensibilità delle persone; quando un attore, però, è seduto dall’altra parte del palco si accorge di come una serata a teatro sia vissuta in modo totalmente differente da chi è sul palco e chi è seduto comodamente in poltrona.
A tutti, infatti, sarà capitato, almeno una volta, di assistere ad uno spettacolo teatrale piuttosto che a qualche concerto dal vivo. Una volta giunto l’orario, ci si reca con calma presso la sala, magari fermandosi a prendere un aperitivo o un caffè, chiacchierando del più e del meno; preso posto, si legge il programma di sala e rilassati e tranquilli si attende l’inizio dello spettacolo, carichi di curiosità.
Ma in quegli stessi attimi, quali emozioni vive dietro il sipario rosso chi occuperà il “posto scomodo” sul palcoscenico? Sono proprio quelli, infatti, i minuti nei quali la tensione cresce e sembra di non ricordare più una parola del copione studiato per mesi, nei quali i muscoli sembrano essere paralizzati e se si prova a fare qualche movimento di scena nei camerini, si ha la sensazione di essere un robot. Sono quelli gli stessi attimi nei quali anche a due gradi non si sente freddo con costumi di scena estivi, né si avverte fame o sete; c’è solo la voce da riscaldare, l’ultima controllata agli oggetti di scena, il copione da posizionare dietro le quinte, per una lettura veloce nelle pause … e il pubblico che inizia a riempire la sala col suo brusio piacevole. Ansia e concentrazione sono le uniche “amiche”, mentre si sente già il secondo squillo, dopo lo “sciò sciò” scaramantico. Al terzo bisogna salire sul palco, posizionarsi secondo le raccomandazioni del regista, ultimo sguardo di intesa con i “compagni di viaggio” … buio, si parte! Verrebbe da chiedersi perché un artista sia disposto a vivere questi attimi di attesa su quelle tavole di legno con l’adrenalina a mille. La risposta è tutta nella prima battuta, nello spingere una colonna d’aria mediante il diaframma che tutto cambia e dà inizio alla magia; è come se, in un istante, intorno all’attore si creasse una bolla di vetro: ci si dimentica di tutto e ci si sente allo stesso tempo isolati, ma pronti a donarsi al pubblico per “vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male” come diceva il grande Eduardo De Filippo. E così, da che sembrava che aprendo la bocca non ne uscisse alcun suono, si ha la sensazione che le battute vadano da sole e che il corpo divertendosi sappia riempire gli spazi del palcoscenico autonomamente. E quando si arriva all’ultima battuta, quella che ai laboratori teatrali si è sentito ripetere essere la più importante, è grazie all’applauso che ci si risveglia dall’incantesimo restando incantati: rimane la gioia, la gratificazione e la soddisfazione nel sentire apprezzato dal pubblico il personaggio creato e, dunque, tutte le ore di prove.
È incredibile pensare che emozioni e sensazioni quasi opposte possano coesistere in pochi metri quadrati!