Il presule, interrogato nel corso del processo a carico di don Santoriello, Carlo Bianco, Ciro Eboli ed altri, prende nettamente le distanze dal sacerdote coinvolto nel procedimento “Un’altra storia”

«Ricordo che per la sua insistenza persi la pazienza, non mi piaceva il modo e quando si insiste troppo, mi blocco. Volevo vederci chiaro. Spiegai nel 2017 che non avevo motivo di parlare con il sindaco Manlio Torquato, ma non ci siamo mai incontrati per parlare di questo argomento. Ricevetti solo una telefonata, ma restai perplesso anche dopo».

Così il vescovo di Nocera e Sarno, Giuseppe Giudice, interrogato ieri nel corso del processo “Un’altra storia” scarica senza mezzi termini don Alfonso Santoriello, parroco di San Giuseppe, coinvolto nel processo per scambio elettorale politico-mafioso e per corruzione elettorale che, come tutti ricorderanno, portò agli arresti, subito dopo la rielezione di Manlio Torquato, anche lui sentito dagli inquirenti, dell’ex consigliere comunale Carlo Bianco, del candidato Ciro Eboli, dell’ex vicesindaco Antonio Cesarano e del boss Antonio Pignataro, e che vede imputate complessivamente 16 persone, tra le quali il consigliere dimissionario Nicola Maisto, l’ex candidato sindaco Mario Stanzione, il parroco Alfonso Santoriello e altri giovani accusati chi di estorsione e chi di corruzione elettorale. La vicenda accorpa sia una presunta compravendita di voti nel corso della competizione amministrativa che ha portato alla rielezione di Manlio Torquato che il progetto di costruzione di una casa famiglia, cui tra l’altro la Giunta Torquato aveva inizialmente dato un parere favorevole, che secondo gli inquirenti era invece il progetto di uno scambio politico-mafioso.
«Quando poi seppi di quello che era successo – ha anche dichiarato monsignor Giudice nel corso dell’udienza riferendosi agli arresti della Procura – rilessi meglio quella situazione. Il mio giudizio non fu positivo: convocai don Alfonso Santoriello e lo sospesi, in attesa del giudizio della magistratura. Era per dare un segnale anche agli altri parroci, ai quali raccomandai di star fuori dalle elezioni. Quel progetto era inopportuno in campagna elettorale».

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