Era il 1762 quando iniziarono i lavori per edificare il camposanto di Santa Maria del Popolo, chiamato anche dei Tredici o delle 366 fosse. Luogo innovativo e unico per l’epoca
di Maria Barbagallo
Fu un altro primato del Regno dei Borbone: quello della carità verso gli indigenti. Risale infatti al 1762 il primo cimitero italiano pensato per i poveri. Conosciuto da pochi ed ormai dimenticato, sorge ai piedi della collina di Poggioreale.
Il perché viene chiamato cimitero dei Tredici è dovuto al fatto che la collina un tempo era conosciuta come monte di Leutrecco o Lo Trecco, dalla deformazione del nome di Odetto de Foix visconte di Lautrec, che durante le guerre franco-asburgiche, installò in queste zone l’accampamento francese durante l’assedio a Napoli (1528). Il nome venne poi deformato in Trivice ed infine italianizzato in Tredici.
Per Napoli, città dove il culto dei morti è sempre stato molto importante, era impensabile che si potessero abbandonare le salme dei più disagiati senza una degna sepoltura, data la disparità di trattamento dei morti che vi era a quei tempi, che voleva i ricchi sepolti all’interno di chiese e i poveri dove capitava. E fu così che nella città nacque il primo cimitero completamente dedicato ad accogliere le classi meno abbienti.
Prima di allora i corpi venivano sepolti nelle cavità di grotte, chiese ed ospedali ed in particolare veniva utilizzata una grande fossa comune che si trovava sotto l’ospedale degli Incurabili, la cosiddetta «piscina», sfruttata in special modo, insieme alla caverna posta sotto la chiesa di Santa Maria del Pianto, durante l’epidemia di peste del 1656.
Così nel 1762, durante il regno di Ferdinando IV venne commissionata all’architetto Ferdinando Fuga, che già nel 1751 aveva progettato e realizzato ma non del tutto completato il Real Albergo dei Poveri, la progettazione di questa area cimiteriale. In questo modo i reali di casa Borbone si prendevano cura dei più sfortunati sia in vita che post mortem concedendo loro una sepoltura decorosa.Il cimitero venne costruito al di fuori delle mura cittadine, soluzione inedita per quei tempi, che anticipò di ben 42 anni il più famoso editto di Saint Cloud emanato da Napoleone Bonaparte nel 1804, che imponeva la costruzione dei cimiteri lontano dalle mura cittadine per impedire epidemie a causa della vicinanza dei corpi putrefatti.
Il sistema progettato dal Fuga era molto semplice. Il cimitero conteneva 366 fosse, una per ogni giorno dell’anno compreso l’anno bisestile. Nell’ampio cortile del cimitero, recintato da mura, vi erano disposte le botole in 19 file per 19 righe che fa 361. La fossa centrale venne occupata da un lampione che illuminava tutto il cimitero. Le sei botole mancanti vennero sistemate al coperto.
Le fosse erano profonde circa otto metri con una pianta di 4.20 x 4.20 metri, ed una pietra tombale quadrata di 80 x 80 centimetri contrassegnata da un numero progressivo che andava da sinistra a destra, ma cambiando la fila cambiava anche la progressione, da destra a sinistra e così via (sistema bustrofedico).
Ogni giorno veniva aperta una fossa diversa che corrispondeva al giorno dell’anno, ad esempio se era l’ottantesimo giorno dell’anno tutti i morti di quel giorno venivano sepolti nella fossa numero 80, i morti del giorno dopo nella fossa 81 e così via. A sera la botola veniva chiusa e sigillata.Questo metodo consentiva una sepoltura comune, ma in modo ordinato e secondo un criterio cronologico che determinava in modo certo la collocazione delle salme, poiché avvenivano delle registrazioni giornaliere di sepoltura. Finalmente i familiari dei deceduti, conoscendo solo il giorno della morte, potevano pregare sulle loro tombe.
I corpi venivano gettati nelle fosse senza alcuna cura fino al 1875, quando una baronessa inglese che aveva perduto una figlia durante un’epidemia di colera, donò al cimitero un argano che deponeva con delicatezza sul fondo delle fosse le salme, dando loro maggiore dignità.
Il cimitero delle 366 fosse venne chiuso nel 1890 poichè ritenuto non più idoneo alle esigenze del tempo. Si stima che abbia accolto più di 700mila corpi.