Lo storico parroco che visse nel convento di sant’Antonio dal 1973 al 1994 aveva festeggiato i 50 anni di sacerdozio nel 2013. Burbero ma caritatevole ha lasciato un segno nella sua comunità
di Rosalba Canfora
Se n’è andato per sempre, questa volta, e non solo da Nocera, il “nostro” padre Paolo: “il francescano dell’accoglienza, grande uomo e sacerdote esemplare, il parroco emerito della parrocchia del Corpo di Cristo, l’angelo dei poveri di Nocera ai quali portava tutto quello che gli donavano” come abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni nei ricordi dei nocerini, un esempio vero dell’essere francescano, ma anche il frate scomodo, missionario nelle Filippine alla soglia dei sessant’anni e con problemi di salute.
Lo ricordiamo col viso arrossato e i sandali anche in pieno inverno, quando con la pioggia badava ai maiali e ai prodotti dell’orto dietro al convento di Sant’Antonio, dove ha vissuto dal 1973 al 1994 e ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio nel 2013.
Non vogliamo aggiungere tante altre belle parole seppur meritate perché lui, schivo come sempre ma scontroso in questi casi, ci avrebbe bacchettati senza alcun diritto di replica. La comunità nocerina lo ricorderà con una Messa in suo suffragio venerdì prossimo, alle 18:30 presso la parrocchia del Corpo di Cristo, riportando qui l’invito, che oggi ha il sapore di un testamento, che padre Paolo ha lasciato in occasione della sua partenza da Nocera per le Filippine: “Siamo servi inutili, abbiamo fatto il nostro dovere (Lc. 17, 7-10); ciò che avete imparato, ascoltato e veduto di buono in me, è quello che dovete fare. Vi benedico uno a uno” e continuando a pensare a lui come in missione in Paradiso.