Vincenzo Stile: «Ci hanno promesso milioni di euro ma siamo fermi al palo. Il Pd prenda una posizione con i piani alti. E il sindaco Torquato 28 anni fa scriveva: “Il quartiere della disperazione”

“Il quartiere della disperazione: a dieci anni dal terremoto, nei prefabbricati e nei container del Vescovado si continua a vivere in condizioni da terzo mondo”. Titolava così un articolo de “La Cittanova” del 18 febbraio 1990 a firma di un giovane giornalista poi diventato un pilastro de “La Città”, Carlo Meoli, e di un ventenne con un futuro nella politica cittadina, l’attuale sindaco Manlio Torquato.

Dalla zona – container il pas­so ai prefabbricati pesanti è bre­ve – si legge nell’articolo di Meoli e Torquato – Appena si arriva al primo dei tre lotti, dove vivono complessi­vamente 324 famiglie, ci si ren­de subito conto dell’emargina­zione e della solitudine. Non ci sono negozi, bar o punti di ritro­vo per i giovani. Quello che doveva essere il cuore del quar­tiere è solo uno squallido piazza­le adibito a parcheggio per le auto. Il centro sociale non fun­ziona e l’asilo nido è poco fre­quentato.
I prefabbricati sono di quat­tro piani, con una scala chiusa in un cilindro d’acciaio, che dà l’im­pressione di vivere “nella torre di Pisa”. Non c’è l’ascensore e, sottolinea Francesco, «per una persona anziana salire è un pro­blema. Quando piove, per chi abita ai piani alti, è una tragedia. L’acqua penetra con facilità ed inumidisce letti e pareti. Queste ultime sono in cartongesso e non si può appendere nemmeno un quadro perchè si rischia di tro­varsi il muro addosso».2
Ma le assurdità non finiscono qui. Per i bambini non esiste un solo spazio giochi e molto spesso corrono per le strade con tutti i pericoli facilmente intuibili. E poi c’è un’altra situazione incre­dibile: capita di trovare famiglie di 5 o 6 persone che vivono in appartamenti di 40 mq. e nuclei familiari di due persone in case da 90 mq. Non sono certo mancati i piccoli commerci. Alcuni hanno ricevuto sia i soldi per ristruttu­rare le loro vecchie abitazioni sia l’appartamento nei prefabbri­cati. Sarebbe stato logico che fossero tornati nelle loro case. Molti però hanno preferito con­tinuare ad occupare abusivamen­te le nuove abitazioni, dove non si paga il canone, ed hanno fittato gli appartamenti ristrutturati. un caos anche legislativo, oltre che giudiziario, rispetto al quale occorre fare immediatamente chiarezza anche per evitare peri­colose speculazioni. Quando ci fu l’assegnazione, logica avrebbe voluto che la grandezza delle case fosse proporzionata al numero di persone che ci dove­vano abitare. E’ invece accaduta un’altra cosa: ognuno si è fatto raccomandare dall’amministra­tore amico per avere un apparta­mento più grande. Chi non aveva santi in paradiso si è dovuto adeguare”.5
La questione è ritornata, per l’ennesima volta, di attualità dopo l’appello-provocazione al consigliere comunale Vincenzo Stile, Pd, dello storico esponente della sinistra nocerina Ubaldo Rea, che ha sottolineato la vetustà e la pericolosità dei prefabbricati. E Stile ha risposto per le rime dal suo profilo Facebook: “Su Montevescovado purtroppo il tempo per la prevenzione stringe: siamo già a livello di patologia. Dopo lo sblocco amministrativo della questione degli scheletri, furono promessi milioni di euro per Montevescovado. Purtroppo finora non si è visto ancora niente, stiamo aspettando ed è una frustrazione per tutti prendere atto che non ci sono ancora. Che dire? Che fare? Mi sembra evidente che la situazione è nota a chi di dovere e che il Comune con i propri mezzi non potrebbe mai farcela senza un aiuto da parte della Regione. Purtroppo se le cose vanno avanti così… potrebbe accadere di tutto. Auspico risposte, e che queste vengano subito. Auspico una presa di posizione pubblica decisa del mio partito nocerino, nel supportare la questione Montevescovado per la quale finora è stato una piuma. Ma se devo dire la verità in ogni questione sulla quale c’è da mettere bocca in visione extra-comunale, non l’ha mai supportato come mi aspettassi, nemmeno con un comunicato, sui gravi problemi come il fiume, l’inquinamento, il traffico, problemi in cui il ruolo di primo partito (componente di una filiera istituzionale) dovrebbe essere più forte in campo extra nocerino”.

Finirà mai questo scempio, a quasi 40 anni dal terremoto?

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