Il nostro Agro è stato studiato da moltissimi geologi, che vi hanno rintracciato materiali che hanno permesso di ricostruire la storia dell’attività del vulcano più pericoloso del mondo 

di Giulio Caso

Noi viviamo su una piana la cui base è sprofondata, ad iniziare da 2 milioni di anni fa, formando una struttura a gradoni, con blocchi calcarei che hanno subito  notevoli ribassamenti.

Le dislocazioni per faglia hanno consentito la nascita di un antico vulcano la cui attività risale a circa 400 mila anni fa.  I segni di questo vulcano non sono visibili perché, a partire da circa 200 mila anni fa,  altri centri eruttivi lo ricoprirono con una coltre tufacea.
La più importante fu quella corrispondente alla fine dell’Archeoflegreo, 39 mila anni fa,  eruzione ignimbritica che portò alla formazione del  tufo grigio che ricoprì quasi tutta la Campania. Sull’antico vulcano si è formato, successivamente, mediante attività effusiva, il complesso Somma-Vesuvio  che, circa 25000 anni fa, ebbe la prima eruzione a carattere esplosivo, detta eruzione di Codola perché i prodotti sono stati trovati a Nocera in località Codola. I prodotti di questa grande esplosione,  ceneri e pomici, si irradiarono, spinti anche dai venti, in direzione sud-est e si sovrapposero alla Igninbrite Campana. Arrivarono, probabilmente, molto più lontano di 20 Km, ma solo a Codola sono stati rilevati i prodotti di questa grande eruzione esplosiva, forse più grande di quella famosa del 79 d.C.Le pomici verdastre di Codola sono state studiate e classificate (Alessio et al. 1974 – Santacroce et al. 1987 – Rolandi et al. 2000), poi analizzate: contengono una serie di ossidi: quello di zolfo, di alluminio, ferroso, quello ipomanganoso, quello di calcio, di potassio, il triossido di sodio, ferro, cloro e anidride solforosa. Le pomici furono trovate nella cava di pozzolana di Codola che si trova al km 3.3 della provinciale 26 che da Nocera Inferiore porta a Castel San Giorgio e le cui coordinate geografiche sono   40°46’15″ Nord e 14°39’3″ Est. Erano tra il  tufo grigio (su cui si sovrappongono) ed un tufo in facies gialla con piccole intercalazioni di paleosuoli. Dopo questa eruzione esplosiva l’attività del Somma  ritornò effusiva fino a 17 mila anni fa, con la grande eruzione di Sarno (sempre in riferimento alla località dove sono stati studiati i prodotti espulsi). Ancora “Novelle”, 15 mila anni fa;  “Ottaviano”, 8 mila anni fa; poi circa 3500 anni fa in un’esplosione di grande potenza i prodotti arrivarono a 40 km di distanza (eruzione di Avellino). 
In quest’ultima eruzione si ebbe la formazione a caldera del Somma nel quale, dopo altre tre grandi eruzioni a carattere esplosivo, a seguito dell’eruzione pliniana del 79 d.C., sorse il Cono del Vesuvio.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

Lascia un commento