Dal passaggio delle truppe di Annibale alla galleria borbonica: la storia della “montagna spaccata” tra rifiuti e abbandono attraverso le parole di rammarico di un contadino
di Nello Vicidomini
Degrado, desolazione, inciviltà. Con queste tre parole si potrebbe descrivere oggi il passo tra le colline di Torricchio e Sant’Apollinare a Codola. Un tempo, però, da queste parti, le cose andavano diversamente. Tra storie e leggende secolari, il Passo dell’Orco rappresentava un tratto della via Popilia, che permise lo sviluppo del commercio di Nuceria Alfaterna nel suo periodo di massimo splendore.
Secondo la tradizione, fu attraversato da Annibale e dai suoi uomini durante la Seconda Guerra Punica, prima di distruggere la città. Da questo episodio, in rifermento al condottiero cartaginese, la zona ha assunto il nome di “Passo dell’Orco”. Si racconta che anche San Prisco, di ritorno da Roma, oltrepassò la “montagna spaccata” con la famosa fontana donatagli dal pontefice che attualmente si trova nel cortile della cattedrale.
Insomma, a quei tempi, l’area doveva essere un posto quasi magico e ricco di sacralità, come testimoniano un mausoleo in pietra e un monumento funerario che si trovano ai bordi del viottolo. Inoltre nel 1858, al di sotto del passo, fu realizzato dai Borbone il primo tunnel ferroviario del Regno delle due Sicilie e tra i più antichi d’Italia, che collega la frazione di Codola con quella di Lavorate di Sarno. Un’opera di immensa importanza, oggi abbandonata a se stessa dopo la definitiva chiusura della linea ferroviaria nel 2012. Il traforo risulta difficilmente accessibile, per la fitta vegetazione e per i tanti cavi elettrici sparsi qua e là dopo numerosi furti di rame. Stessa sorte è riservata alla struttura dell’ex Bivio Codola, ormai nascosta e decadente tra gli arbusti e l’erba alta.
C’è però chi in questi anni non si è arreso all’incuria: numerose associazioni del territorio, infatti, negli ultimi anni hanno organizzato più volte giornate di trekking per far riscoprire il luogo e sensibilizzare le amministrazioni a riprendere il controllo del sentiero. Ma anche alcuni proprietari terrieri cercano di fare il possibile per ripulire l’antico passo. Tra questi il signor Antonio, un contadino della zona, che ogni giorno prima di entrare nella sua proprietà raccoglie i rifiuti sparsi tra le erbacce: «Nonostante la strada sia stata parzialmente chiusa, ci sono incivili che continuano a pensare che questa sia una discarica». In effetti non serve tanto per notare rifiuti gettati ovunque. Plastica, scarti edilizi, lamiere, ma negli anni è stata spesso denunciata anche la presenza di amianto. «Questo non è nulla, – continua Antonio – sono stati trovati rifiuti interrati durante i lavori del gasdotto e in fondo alla collina c’era uno spiazzo che qualche anno fa era un deposito di stoccaggio per l’immondizia». Girando lo sguardo è possibile notare, effettivamente, un terreno su cui non cresce praticamente più nulla e che anni fa era il fondo di una cava di tufo. Ma un modo per la rinascita dell’intera area forse ci sarebbe, secondo Antonio: «Sarei felice di espropriare anche il mio terreno per recuperare il Passo dell’Orco, magari con lo scopo di realizzare un parco naturalistico». Più volte ambientalisti e comitati hanno cercato di far accendere i riflettori, spingendo per la creazione di un parco immerso nella natura in accordo tra i comuni, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e Rete Ferroviaria Italiana, che gestisce l’ex linea ferroviaria. Magari integrando anche il suggestivo Eremo di Fractanova e la chiesa di San Pasquale in una passeggiata unica e dal sapore antico. Purtroppo le tante idee non hanno mai avuto seguito e non si è mai giunti a qualcosa di concreto. E probabilmente la situazione non migliorerà a breve. Le uniche cose certe sono che Annibale deve aver avuto una vista spettacolare, e che si sta facendo di tutto per perderla.