Il fascino per le chitarre distorte, i ritmi incalzanti e le voci graffianti non è passato di moda, per i ragazzi la durezza di questa musica rappresenta alla perfezione la problematicità di un’età delicatissima
di Alessandro Picca
La mancanza di strutture adeguate alla crescita e alla possibilità di esprimere la propria arte sembra non fermare i giovani, per i quali la musica, soprattutto quella rock e hip e hop, è ancora una delle forme di espressione più forti e penetranti. Tra le tante band nate a Nocera, alcune sono riuscite a farsi sentire anche al di fuori dei confini cittadini, regionali e addirittura fuori dall’ Italia.
I più longevi, nati nel 2009, con all’ attivo un album dal nome “The Invisible Hand”, da cui è stato estratto il singolo “Oracle in a Box, sono i Jano’s Head, con S0ul-R alla voce, Dj Buio alla console, Jah alla chitarra, Seb D.B. alla batteria e Seb al basso.
-S0ul-R, Come vi siete formati?
«Ci siamo formati nell’estate del 2009, tutti provenivamo da differenti band e progetti. Nel 2014 si presentò l’uscita di Foz al basso, così decidemmo di mettere in pausa il progetto. Seb era già un nostro amico di vecchia data ed è grazie al suo spirito positivo ed alla tenacia che abbiamo deciso di ritornare».
– Come è stato ritornare a suonare dopo anni?, Jah? Che significa per voi il contatto col pubblico, Seb?
«Come tornare a casa! Abbiamo sempre considerato il contatto con il pubblico come la linfa vitale e potersi trasferire un po’ di sano e vecchio sudore in semplici abbracci è da sempre stato per noi un’esigenza più che un dovere».
– Dj Buio, siete molto vicini anche al rap, quali artisti vi hanno influenzato maggiormente?
«La Golden Age e la conseguente New School dei ‘00 la fa da padrone: Eric B & Rakim, GangStarr, Mos Def, Nas, Tupac Shakur, Notorious B.I.G., Beastie Boys, Cypress Hill, KRS One, Public Enemy».– Cosa volete dire a chi si affaccia al mondo della musica, oggi?
«Trattate la musica come una Dea. È l’unico momento in cui realizzerete di sentirvi realmente liberi da qualsiasi dovere sociale e perbenista! Impegno e dedizione nella tecnica, liberi pensieri e divertimento»
Invece i Red Riot, nati nel 2013, nel 2016 hanno prodotto un EP di supporto al singolo, intitolato “Fight”..La band è composta da Lexy Riot al basso, JJ Riot alla chitarra, Fred Riot alla voce, Scar alla batteria e Max Power alla chitarra.
– JJ, Cosa vi ha spinto a formare la band?
«La motivazione che ci ha spinto a formare la band è semplice: avevamo la voglia di denunciare i problemi che i ragazzi ,come noi cinque, sono costretti ad affrontare giorno dopo giorno, e riteniamo che questo sia il modo migliore per farlo».– Max, è stato difficile trovare il vostro sound, la vostra identità?
«Scoprire la nostra identità ci ha aiutato a capire prima di tutto chi fossimo, e tutto questo è arrivato in maniera molto spontanea. Secondo noi la musica ha valore quando è autentica, e non quando è costruita a tavolino. Il lavoro è arrivato dopo, nella consolidazione del nostro sound, in modo da poter essere in linea al 100% con i gusti ed il pensiero di tutti i membri».
– Scar, avete fatto ad Aprile 2017 un minitour di dieci date in Europa, come è andata?
«Il minitour è stata un’esperienza unica! Abbiamo macinato circa 10.000 km in 10 giorni, e ogni sera suonavamo più carichi e con più grinta. Appena tornati a casa, avevamo già voglia di ripartire. Questa è la vita che vogliamo fare».
– Fred, che feedback ha avuto l’ EP? Ora state lavorando su qualcosa di nuovo?
«Devo dire che la risposta è stata decisamente positiva sia da parte del pubblico che dagli addetti ai lavori. A quasi un anno dall’uscita del disco abbiamo dovuto ristampare le copie e anche a questo giro è andata bene. Ora stiamo lavorando al nostro primo album, che contiamo di far uscire presto, quindi seguiteci».