La narrazione da “dietro le quinte” delle lunghe giornate tenutesi attorno alla cattedrale, che hanno rivitalizzato il quartiere Vescovado e riacceso la devozione
di Angela La Rocca
Una settimana di festeggiamenti, in occasione di San Prisco, è ciò che la città di Nocera Inferiore e la diocesi tutta vive in questi giorni. Dietro una singola settimana, però, c’è tanto lavoro, quello portato avanti per mesi al fine di un’ineccepibile organizzazione di eventi che hanno reso ricchi i calendari civili e religiosi.
Contattare addetti ai lavori, trovare sponsor, rispettare il budget, scegliere gli ospiti adatti e accontentare un po’ tutti, capirete, non è cosa facile. Eppure sembra che nel corso di questi anni la commissione festeggiamenti ci sia riuscita, migliorandosi di volta in volta, riaccendendo nella comunità intera la devozione e la voglia di unirsi e partecipare sia agli eventi religiosi che a quelli mondani, che era andata un po’ perduta, nel corso del tempo, forse anche per colpa della posizione decentrata della cattedrale.
A fine serata la distinzione tra quartieri non contava più, non dinnanzi alla soddisfazione di essere stati parte delle celebrazioni e di una comunità unita pronta ad abbracciare le proprie radici.
Più nota la processione del 9 maggio per le vie cittadine, ma non meno coinvolgente: non quando questa è il risultato di piccole accortezze e un’organizzazione compatta. Le strade si affollano, la gente attende il passaggio del santo patrono, ci sono i canti e le preghiere, i bambini ed i più anziani, le cariche militari e civili ed il vescovo Giuseppe Giudice. Forse, la capacità e sfida più grande della commissione festeggiamenti è stata rendere il Vescovado cuore pulsante della città, almeno per una settimana. Tentativo perfettamente riuscito nel momento in cui il quartiere s’è riempito di voci, fremente chiacchiericcio, odore di cibo e profumo di fiori; animandosi dal solito torpore all’inno di “Evviva San Prisco!” accompagnato da mani che battono all’unisono, e accendendosi dei colori dei fuochi d’artificio, che hanno spinto tutti a portare il naso all’insù con lo stupore dei bambini. Ed il segreto di una festa riuscita e sentita è forse tutto qui: nella vivida partecipazione di tutti, oltre che nel fulgido bagliore delle luminarie che rischiano la notte di festa e che vanno al ritmo di musica. Oppure è nell’ammirabile forza d’animo di chi ha contribuito, giorno dopo giorno, a rendere la festa reale, partendo dal primo istante. Lo si trova nelle braccia dei volontari della protezione civile Club Universo che hanno trasportato il busto di San Prisco dal centro cittadino sino in cattedrale, nella pazienza per riuscire a svuotare piazza Diaz o gestire la folla, nel sudore, nel combattere i moscerini sulle divise gialle, nello stringere i denti anche quando i polpacci fanno male. Però far tutto sorridendo. Perché, in fondo, cosa rende festa, cosa può dar soddisfazione più di un sorriso? Stanco, certo, dopo tutto il lavoro fatto, ma felice.