La narrazione da “dietro le quinte” delle lunghe giornate tenutesi attorno alla cattedrale, che hanno rivitalizzato il quartiere Vescovado e riacceso la devozione

di Angela La Rocca

Una settimana di festeggiamenti, in occasione di San Prisco, è ciò che la città di Nocera Inferiore e la diocesi tutta vive in questi giorni. Dietro una singola settimana, però, c’è tanto lavoro, quello portato avanti per mesi al fine di un’ineccepibile organizzazione di eventi che hanno reso ricchi i calendari civili e religiosi.

processioneContattare addetti ai lavori, trovare sponsor, rispettare il budget, scegliere gli ospiti adatti e accontentare un po’ tutti, capirete, non è cosa facile. Eppure sembra che nel corso di questi anni la commissione festeggiamenti ci sia riuscita, migliorandosi di volta in volta, riaccendendo nella comunità intera la devozione e la voglia di unirsi e partecipare sia agli eventi religiosi che a quelli mondani, che era andata un po’ perduta, nel corso del tempo, forse anche per colpa della posizione decentrata della cattedrale.

gruppi
nelle foto della pagina: momenti della processione, alcuni dei gruppi donatori dei ceri, la fatica dei portatori della statua del santo, un gruppo d’insieme esterno alla cattedrale
S’è percepita la ferma voglia di esserci, da parte di tutti, senza limiti di età, sin dalla sera dell’8 maggio, quando sei tra rioni si sono ritrovati in piazza Diaz per dare vita alla notte dell’offerta del cero. Antica tradizione di cui i più giovani non ricordavano nulla, riportata in auge con la voglia di non dimenticare, di riprendersi ogni pezzo di quel patrimonio culturale troppe volte martoriato e messo da parte. Bello vedere le comunità di Piedimonte, Cicalesi, rione Marrata, S. Anna di Fiano, Fosso Imperatore e Casale Nuovo ritrovarsi con le loro offerte, realizzate con tanta dedizione ed impegno, lo stesso messo nel trasportare il cero sino in cattedrale. Qui ogni rione è stato accolto, uno per volta, avvolto da un’atmosfera suggestiva. L’emozione era palpabile quando i ceri sono stati accesi e, poi, nel vedere baluginare le loro fiammelle nel buio della notte ormai calata, in mezzo ai sorrisi, le preghiere e le foto di gruppo. portatoriA fine serata la distinzione tra quartieri non contava più, non dinnanzi alla soddisfazione di essere stati parte delle celebrazioni e di una comunità unita pronta ad abbracciare le proprie radici.
Più nota la processione del 9 maggio per le vie cittadine, ma non meno coinvolgente: non quando questa è il risultato di piccole accortezze e un’organizzazione compatta. Le strade si affollano, la gente attende il passaggio del santo patrono, ci sono i canti e le preghiere, i bambini ed i più anziani, le cariche militari e civili ed il vescovo Giuseppe Giudice. Forse, la capacità e sfida più grande della commissione festeggiamenti è stata rendere il Vescovado cuore pulsante della città, almeno per una settimana. Tentativo perfettamente riuscito nel momento in cui il quartiere s’è riempito di voci, fremente chiacchiericcio, odore di cibo e profumo di fiori; animandosi dal solito torpore all’inno di “Evviva San Prisco!” accompagnato da mani che battono all’unisono, e accendendosi dei colori dei fuochi d’artificio, che hanno spinto tutti a portare il naso all’insù con lo stupore dei bambini.Tutti Ed il segreto di una festa riuscita e sentita è forse tutto qui: nella vivida partecipazione di tutti, oltre che nel fulgido bagliore delle luminarie che rischiano la notte di festa e che vanno al ritmo di musica. Oppure è nell’ammirabile forza d’animo di chi ha contribuito, giorno dopo giorno, a rendere la festa reale, partendo dal primo istante. Lo si trova nelle braccia dei volontari della protezione civile Club Universo che hanno trasportato il busto di San Prisco dal centro cittadino sino in cattedrale, nella pazienza per riuscire a svuotare piazza Diaz o gestire la folla, nel sudore, nel combattere i moscerini sulle divise gialle, nello stringere i denti anche quando i polpacci fanno male. Però far tutto sorridendo. Perché, in fondo, cosa rende festa, cosa può dar soddisfazione più di un sorriso? Stanco, certo, dopo tutto il lavoro fatto, ma felice.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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