Merita certamente una visita una delle più celebri e originali costruzioni del Settecento, famosa in tutto il mondo per le figure mostruose che ne cingono le mura
di Maria Barbagallo
La città di Bagheria, in provincia di Palermo, conta molte ville appartenenti a ricche famiglie, tutte molto eleganti e ricercate, ma fra tutte spicca, per importanza e singolarità, Villa Palagonia meglio conosciuta come «villa dei mostri».
La sua costruzione ebbe inizio nel 1715 per volere di Ferdinando Francesco I Gravina e Cruyllas V Principe di Palagonia, come residenza di villeggiatura. I lavori di completamento della villa vennero intrapresi nel 1749 dal nipote Ferdinando Francesco II, detto il «negromante». A lui si deve la lunga schiera di figure mostruose in pietra arenaria che l’hanno resa famosa. Originariamente le statue dei mostri erano 200, mentre oggi se ne contano solo 62, rappresentanti corpi umani deformi, gnomi, animali fantastici, dame e cavalieri ecc.
Queste figure inquietanti, che si trovano all’ingresso e lungo tutto il muro perimetrale della proprietà, osservano e accompagnano il visitatore e per una credenza: sembra che avessero un’influenza malefica, dando al luogo la fama di posto maledetto. Ma perchè queste statue? Si narra che il principe non avesse un bell’aspetto e per esorcizzare il complesso della sua bruttezza fece costruire creature che fossero più brutte di lui. Altri lo definiscono semplicemente pazzo, anche se archivi storici lo definiscono come un uomo molto lucido, ciambellano personale del re.
Le stranezze continuano anche all’interno del palazzo. Attualmente sono visitabili il vestibolo dedicato alle fatiche di Ercole, la sala del biliardo, la cappella e la straordinaria sala degli specchi che un tempo coprivano pareti, soffitto e pavimenti, che centuplicavano e deformavano le figure degli ospiti del principe, che rimanevano, come si può immaginare, esterrefatti. All’entrata del salone vi è la seguente scritta: «Specchiati in quei cristalli e nell’istessa magnificenza singolare contempla di fralezza mortal l’immago espressa», volendo dimostrare a chi si specchiava quanto fosse fragile l’immagine e nel contempo l’esistenza. La strana costruzione venne visitata da illustri viaggiatori, tra cui il drammaturgo tedesco Goethe che vi si recò nel 1787 rimanendo profondamente colpito dalla residenza, definendola deforme, folle e caotica e coniando il termine «pallagonico». Lo stesso racconta che nella sala vi erano sedie con i piedi segati inegualmente e che fosse decorata da statue che muovevano e roteavano gli occhi creando un effetto terribile, mostrando tutta la visionaria fantasia del principe. Dopo l’estinzione della famiglia principesca, la villa venne acquistata dai fratelli Castronuovo.Tra le personalità eccentriche che l’hanno visitata ricordiamo Salvador Dalì, che dichiarò di volerla acquistare per i periodi di villeggiatura, e il baarioto Renato Guttuso, che la definì «il luogo dei miei giochi da bambino», realizzando tre opere dedicate alla villa.
È stata utilizzata come location per alcune scene di film quali «Il mafioso» di Lattuada (1962), «Il regista di matrimoni» di Bellocchio (2006) e il film candidato all’oscar nel 2009 Baària (antico nome della città) di Tornatore.
Oggi, nonostante sia circondata da case che crescono a dismisura ed in modo disordinato, Villa Palagonia è sempre superba, restando uno dei più straordinari monumenti barocchi della Sicilia.