Rischio alluvioni e frane in Italia, a che punto siamo? Il 5 maggio a Salerno tecnici e aziende di settore ne parleranno al Grand Hotel, ricordando le 160 vittime della tragedia
Si terrà il 5 maggio a Salerno, al Grand Hotel, il convegno “20 anni dopo Sarno: cosa è cambiato”. Ad organizzarlo il Consiglio Nazionale dei Geologi, l’Ordine Geologi Campania e l’Associazione Italiana di Geologia Applicata.
Questo incontro sarà un’occasione per fare il punto sul rischio alluvioni e frane nel nostro Paese, per parlare della politica di gestione e mitigazione del rischio idrogeologico e dell’evoluzione normativa dopo Sarno che ha portato al cosiddetto “decreto Sarno”, poi convertito nella legge 267 del 1998 insieme ad altre normative di settore che, tra l’altro, hanno favorito ed accelerato la realizzazione dei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) delle ex Autorità di Bacino.
La notte tra il 5 e 6 maggio 1998 è tristemente ricordata per le frane, cadute su più versanti dello stesso monte, che devastarono i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. Furono 160 le vittime della tragedia. A Sarno si registrò il bilancio più pesante: l’intera frazione di Episcopio fu distrutta e si contarono 137 vittime.
Tra i partecipanti all’iniziativa l’azienda Cardine srl, che in materia negli ultimi venti anni ha avuto un ruolo di primo piano, operando anche in periodo di emergenza subito dopo la luttuosa frana.«A Siano fummo chiamanti per svuotare, con grande urgenza, una vasca di laminazione posta in località Campo, utile a contenere il fango affinché non invadesse i centri abitati sottostanti – ricorda il dottor Angelo Grimaldi, presidente di Cardine Srl – Abbiamo lavorato ininterrottamente giorno e notte, per far fronte agli eventi eccezionali che si erano verificati in quella terribile nottata. La vasca, facente parte del reticolo di vasche e canali presenti sul territorio e risalente all’epoca borbonica, era arrivata al colmo, anche per effetto di stratificazioni di precedenti eventi. La situazione di Siano – continua Grimaldi – era tragica: alcune case erano state completamente inghiottite dal fango e con esse i suoi abitanti, l’emergenza era altissima tanto quanto quella di Sarno e Quindici, e le condizioni meteorologiche non erano delle migliori. Ad aggravare la situazione erano i bollettini meteo che prevedevano ancora piogge nelle giornate successive al 5 maggio, e per far sì che la vasca di Siano fosse vuota il prima possibile, in modo da poter espletare la sua funzione di raccolta di acque e fango, abbiamo lavorato senza sosta, con turni forzati di lavoro, proprio per garantire la messa in sicurezza dell’abitato».