Era un pugile russo, che doveva il suo aspetto inconsueto ad una malattia: l’acromegalia. Divenne celebre quando diventò un affermato wrestler
di Anna Vittoria Fattore
Il personaggio di fantasia Shrek, l’orco buono protagonista della fiaba omonima di William Steig prende le proprie fattezze animate dal pugile Maurice Tillet; il personaggio è stato portato sullo schermo dalla DreamWorks Pictures. Maurice Tillet nasce a San Pietroburgo il 23 ottobre 1903.
Dopo la Rivoluzione russa del 1917 si trasferisce con sua madre in Francia, a Reims, perdendo il padre poco dopo. All’età di diciassette anni gli viene diagnosticata l’acromegalia, una patologia che gli causerà la crescita delle ossa facciali ed un tumore benigno all’ipofisi. La madre, volendogli permettere una salda istruzione, lo spinge ad iscriversi al Collège Stanislas a Parigi dove poi, appassionatosi alla giurisprudenza, comincerà a studiarla a Tolosa imparando ben quattordici lingue. La malattia gli limita i rapporti sociali e così, nel 1937, parte per Singapore in cerca d’un brivido che possa farlo sentire accettato. Lì, deluso e demoralizzato, arriverà la svolta: incontra Carl Pojello, wrestler affermato che lo convincerà ad allenarsi e a sfruttare le fattezze spaventose che gli deturpano il viso.
Maurice ritrova la fiducia in se stesso e così, tornato a casa, comincia a combattere assiduamente tra la Francia ed il Regno Unito. A frenarlo sarà la Seconda guerra mondiale portandolo a trasferirsi in Massachusetts, negli Stati Uniti. Lì, nel 1940, sarà notato dal manager Paul Bowser che, soprannominandolo “The French Angel”, “L’angelo Francese”, lo porterà alla notorietà. Quello stesso anno, come due anni dopo a Montréal, vincerà il “World Heavy weight Championship”, il campionato mondiale dei pesi massimi.
La malattia comincerà a debilitarlo facendogli perdere l’incontro con Bert Assirati proprio lì, dov’era cominciato tutto: a Singapore. Morirà l’anno dopo a Chicago a soli cinquant’anni, il 4 settembre 1954. Lo ricordiamo anche come rugbista a 15: un uomo polivalente e talentuoso con un viso che forse, non rispecchiava affatto la gentilezza che lo animava.