Nel 1973 fu “An American Family”. E nel 2000 in Italia arrivò “il grande fratello”. Poi un degrado del format sempre più veloce, ma sembra essere questo il gusto di molti italiani
di Gerardina Cetrangolo
Lo sapevate che il reality nasce come esperimento all’interno della televisione americana, per vedere come reagiscono gli individui quando sono sottoposti a situazioni di stress? Era il 1973, e negli Stati Uniti nacque “An American Family“.
Nello specifico si trattava di una famiglia che venne ripresa dalle telecamere nella loro casa in situazioni di quotidianità; in seguito divenne una vera e propria serie televisiva in più puntate dove lo scopo principale fu raccontare gli effetti del divorzio sulla famiglia.
A dire il vero già nel 1945 era stato fatto una specie di reality radiotelevisivo “Queen for a day” dove erano presenti donne che raccontavano le proprie drammatiche vicende personali e da ciò gli autori analizzarono l’impatto emotivo sul pubblico in ascolto attraverso un applausometro. In Italia l’esperimento più famoso che di sicuro tutti ricorderanno fu quello della prima edizione del Grande Fratello che andò in onda nel 2000 ispirato al romanzo “1984” di George Orwell, che immaginava appunto un mondo sorvegliato ventiquattrore su ventiquattro. Per l’occasione furono messi dieci concorrenti sotto le telecamere per ventiquattro ore al giorno per un totale di novanta giorni, ed in tutto questo tempo i contatti con il mondo esterno furono pari a zero.
All’epoca i concorrenti non avevano la minima idea di cosa li aspettasse fuori dalla casa (o almeno così ci fu fatto credere), non erano a conoscenza della presenza di un pubblico in studio e neppure sapevano che sarebbero stati seguiti dal pubblico a casa. Fu un vero e proprio successo: come non ricordare la “prima volta” di Pietro Taricone e Cristina Plevani sotto la famosa tenda oppure le docce hot che sono state offerte dalle varie concorrenti di volta in volta. Dopo il Grande Fratello ci fu un boom dei reality, e a ruota cominciarono ad andarne in onda altri. Ad esempio l’Isola dei famosi in Honduras, dove il flirt tra Belen Rodriguez e Rossano Rubicondi (che a sua volta era sposato con Ivana Trump, ex moglie dell’attuale presidente degli Stati Uniti d’America) fece saltare la storia della bella argentina con il calciatore Marco Borriello. O ancora “La Talpa”, in cui il compito dei concorrenti era appunto quello di riuscire a scoprire il concorrente sabotatore. Senza contare il famoso programma “Amici” di Maria De Filippi, che ha riscosso ed ancora riscuote un grande successo. Tutti i reality sembrano essere accomunati da un unico denominatore: i cosiddetti “litigi” creati ad hoc per fare gossip e generare un’alta audience. Si ha come l’impressione che ogni concorrente segua un copione scritto appositamente per lui, mettendo in atto una recita continua dove ognuno fa la sua parte. Ammettiamolo pure, dopo un po’ la convivenza forzata farebbe saltare i nervi a chiunque (tranne forse a qualche monaco tibetano), ma a volte sembra di guardare un vero e proprio teatrino, tra un lessico un po’ spinto e la nascita di relazioni pseudosentimentali, con tentativi spesso maldestri atti a trovare un po’ di privacy (si fa per dire!). Ora, la domanda sorge spontanea: ma davvero tutto questo fa audience? Ebbene, la risposta purtroppo sembrerebbe essere positiva, è davvero questo il tipo di televisione che il telespettatore medio vuole, basti pensare che “Cecilia Rodriguez nell’armadio intenta a mettere in atto la nota performance sessuale” venga considerata una maschera da cui travestirsi a carnevale. Insomma sembra una gara a chi la fa più grossa … la performance!