Il funzionamento del trattamento, basato sull’attivazione di molecole contenute nei vegetali, ha già registrato numerosi test positivi sui topi. Un possibile trattamento econostenibile e a bassissimo costo per la malattia
di Alina D’Aniello
Cancro al colon: uno dei cancri più diffusi nei paesi ricchi che, sebbene abbia tassi di sopravvivenza elevati, è al contempo quello col rischio di recidiva maggiore. In Italia, si stima che il tumore colon-retto colpisca circa 40mila donne e 70mila uomini ogni anno.
Tuttavia, il nostro organismo pare contenere, all’interno dello stesso intestino, un batterio in grado combatterlo a livello potenziale. La ricerca, proveniente da oltreoceano, nello specifico dall’Università di Singapore, e coordinata da Matthew Chang e Chun-Loong Ho, è stata pubblicata sulla rivista Nature Biomedical Engineering. Parte da uno dei più semplici microrganismi esistenti: l’Escherichia coli. Attraverso una modifica effettuata in provetta, quest’ultimo non solo sarebbe in grado di riconoscere le cellule tumorali, ma anche di trasformare una sostanza presente in broccoli e verdure simili (rape, cavoli, verze, etc), in una potente arma anticancro, ossia il sulforanato.
Inoltre, questo tipo di trattamento, determinerebbe anche una regressione considerevole della malattia. Gli esperti, infatti, hanno dimostrato che la molecola in questione, reagendo con un estratto di broccoli, ucciderebbe oltre il 95% delle cellule tumorali in provetta. L’esperimento, effettuato anche sui topi, ha ottenuto risultati altrettanto soddisfacenti: si parla di una soppressione di batteri pari al 75%. Tuttavia, i ricercatori sono fiduciosi anche sugli effetti preventivi del sulforanato, il quale bloccherebbe i cosiddetti enzimi istone deacetilasi. Attraverso questo tipo di cura poi, sarebbe anche possibile la rimozione delle cellule tumorali rimaste in sede dopo l’asportazione chirurgica della malattia.
“Uno degli aspetti più eccitanti della nostra strategia – dichiara Chang – è che è in grado di capitalizzare i nostri stili di vita trasformando potenzialmente la nostra normale dieta in un regime terapeutico low-cost e sostenibile per lungo tempo. Speriamo che la nostra strategia possa divenire un utile complemento alle attuali terapie anticancro”.