Un viaggio a ritroso tra la mancanza di beni primari, la caccia ai rifugi durante i bombardamenti e il mercato nero: il tragico resoconto di quanto avvenne nelle nostre zone
di Anna De Rosa
Gli anni della guerra: ricordi di sofferenze e privazioni che i nonni e i nostri genitori, e parlo dei lettori “più grandi”, ci raccontavano spesso per ricordarci che il benessere che ci sembrava di vivere aveva avuto un costo, e che costo!
Diciamo subito che nell’ agro nocerino sarnese la guerra non fu subito percepita. Questa, con tutte le sue conseguenze, fu vissuta più che altro attraverso alcune vicende tragiche che colpirono alcuni luoghi simbolo come la caserma Marselli, dove venne organizzato un campo di prigionia per i soldati alleati. Oppure un altro episodio, che colpì molto la popolazione e che di recente abbiamo ricordato da queste pagine (Nocera Inferiore, 75 anni fa la strage della stazione ferroviaria): il tremendo incidente ferroviario avvenuto nel 1942 nella nostra stazione tra un treno merci e una tradotta carica di soldati. Quanti morti? Si parla di un centinaio, ma il numero esatto non è mai stato rivelato, a causa della censura di allora.
Effetti avvertiti da tutti furono naturalmente quello della diminuzione della disponibilità di molti beni di consumo e l’introduzione del razionamento dei viveri; fatto che diede luogo ad un parallelo mercato nero. Scomparvero quasi del tutto pepe, caffè, cioccolato e alimenti di provenienza esotica; al loro posto si usarono i cosiddetti surrogati: ad esempio, il caffè veniva sostituito con miscela di orzo, ghiande o radici di cicoria tostate. In alcuni casi le sostituzioni “alimentari” portarono ad un peggioramento di qualità gravissimo: per esempio, la pasta veniva fatta con grano tenero che, bollendo, si rammolliva divenendo collosa. In genere, però, nella prima fase della guerra, la situazione alimentare a Nocera, seppur difficoltosa, fu migliore che altrove, grazie alla grande quantità di frutta e verdura di produzione locale.
La situazione andò via via peggiorando a partire dalla fine del ’42, quando le truppe dell’Asse cominciarono ad essere respinte dalle zone occupate e i combattimenti investirono tutta l’Italia. La situazione critica riguardava soprattutto i bombardamenti aerei, che cominciarono a diventare sempre più frequenti e nel caso della nostra città sempre più diretti a colpire la stazione ferroviaria. Era sempre più frequente il rifugiarsi in ricoveri antiaerei sotterranei, costruiti in tutte le zone della città, dove fu dato assoluto obbligo di oscuramento.
Con l’intensificarsi dei bombardamenti tutte le famiglie che ne furono in grado, decisero di abbandonare la città per rifugiarsi presso parenti o amici nelle campagne e nei paesi minori meno esposti. Quelli che restavano, utilizzavano sempre più come rifugi sicuri le gallerie delle antiche tufare, presenti in vari punti della città, come Piedimonte e Pietraccetta, oppure uno dei rifugi più sicuri, la grotta di Sant’Angelo.
L’ 8 settembre del ’43, dopo che i reparti di stanza si dispersero, vi fu un momento di assenza totale di autorità e il popolo, affamato e disperato, saccheggiò i depositi della caserma Tofano e molte case private, lasciate vuote dagli abitanti. Furono portati via anche molti cavalli dell’ esercito, facilmente riconoscibili per la cicatrice prodotta dal tentativo maldestro di cancellare il marchio dell’esercito. Dopo l’8 settembre l’esercito italiano si disperse, mentre gli americani sbarcavano a Salerno e a Maiori. Il mese di settembre fu il più pesante perché ai bombardamenti aerei si aggiunsero quelli delle navi ancorate di fronte Maiori. Le esplosioni distrussero almeno un terzo delle abitazioni e quasi tutte le fabbriche; inoltre colpirono gravemente anche l’ospedale civile Umberto I, allora situato a Santa Chiara: le vittime civili furono numerose. Le truppe americane trovarono la città stremata: mancava l’energia elettrica, molte case erano distrutte e la situazione alimentare era tragica. Gli alleati cercarono di ovviare distribuendo viveri, soprattutto scatolame, latte in polvere e le famose farine di legumi. Nacque il contrabbando e i treni diretti al sud venivano presi d’assalto da persone affamate in cerca di viveri; questo fatto provocò un’altra tragedia, quella di Balvano: un treno bloccato in galleria in cui morirono centinaia di persone, tra cui diversi nocerini. La conta delle perdite umane nocerine, in termini di soldati e cittadini, alla fine diede un numero molto vicino alle mille unità.