Nell’aula consiliare un convegno per stimolare la memoria dei nocerini e dare il via al rilancio del comprensorio. Ricostruito il naufragio della Costa Concordia con l’ex capo del Dipartimento emergenze marittime. L’intervento di Antonio Pecoraro
Un “pretesto” particolare per risvegliare la memoria dei nocerini e provare a tracciare le basi per lavorare allo sviluppo di una nuova Nocera Inferiore, che con i legami rinsaldati con i comuni limitrofi può tornare ad “estendersi” oltre i suoi confini, fino a raggiungere anche il mare.
Questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto ieri sera presso la sala consiliare del Comune di Nocera Inferiore dal tema “Emergenza Costa Concordia: operazioni di salvataggio, recupero e trasferimento attraverso l’asse nocerino-stabiese” organizzato dall’ingegner Giuseppe Odoroso.
«Nocera ha perso la memoria – ha commentato l’ingegnere a margine dell’incontro – può sembrare strano un evento del genere su un avvenimento così lontano dalle nostre terre. Partendo invece dal disastro della Costa Concordia si può riflettere su chi eravamo e su quello che si può fare. Un nuovo legame rinsaldato con la città di Castellammare di Stabia può essere il volano per la rinascita culturale ed economica di Nocera Inferiore». Positivamente provocatorio l’intervento del sindaco di Nocera Inferiore Manlio Torquato che ha fin da subito appoggiato l’iniziativa dell’ingegner Odoroso, per quanto particolare, proponendo un nuovo incontro nella città stabiese sulle peculiarità nocerine.
I racconti del professor Antonio Pecoraro hanno incantato la platea; l’ispettore onorario per i Beni Archeologici di Nocera e presidente onorario dell’Archeoclub ha ricordato il periodo in cui il legame tra Nocera Inferiore e la costa tirrena campana era molto forte: «Durante il V-VI secolo Nocera fu a capo della confederazione Sannitica Meridionale, comandando su città quali Pompei. Stabia e Sorrento – ha spiegato il professore – la sua importanza è il valore intrinseco della città stessa, che nonostante occupasse un territorio dell’interno, acquisì un ruolo di primaria importanza e rimase sempre fedele a Roma che la ricompenso elevandola al suo rango». Ha concluso l’incontro il comandante Guglielmo Cassone, capo del compartimento marittimo e comandante del porto di Castellammare di Stabia, con la testimonianza diretta di ciò che accadde la notte del 13 gennaio alla Costa Concordia quando lui era impegnato come capo del Centro operativo emergenze marittime del Dipartimento della Protezione civile di Roma. Un racconto avvincente, supportato dagli audio finora riservati di ciò che accadde sulla Concordia prima e dopo l’impatto, che ha suscitato l’interesse del pubblico intervenuto con domande e curiosità, creando un interessante dibattito. Presente in sala una delegazione di studenti dell’Istituto Vitruvio di Castellammare di Stabia, a rappresentanza della città.
Parla il professor Antonio Pecoraro: un legame di antica data che questa terra ha troppo presto dimenticato
La dettagliatissima conferenza del comandante del porto di Castellammare di Stabia Guglielmo Cassone sul caso della nave Costa Concordia, nell’Aula consiliare del Comune di Nocera Inferiore,ha fatto sorgere in molti il sospettoso di aver frainteso il luogo dell’appuntamento, non riuscendo a immaginare il legame tra Stabia e Nocera, la prima città di mare e l’altra città dell’entroterra. Mi sono perciò riportato ad un verso di Virgilio, Forsitan et haec olim meminisse iuvabit, Forse un giorno converrà ricordare anche queste cose, per spiegare che il legame esiste, ed è di antica data.
Esso risale ai tempi della Confederazione sannitica meridionale, che ebbe in Nocera la capitale e controllava la fascia costiera della Campania da Vietri a Punta della Campanella. Oltre a Nocera, ne facevano parte Stabia, Pompei, Ercolano e Sorrento. I Nocerini, che dal III sec. a. C. battevano moneta propria, si scontrarono con la nascente potenza di Roma ma poi raggiunsero con la città rivale un accordo paritario di reciproca legittimazione, per cui i loro rispettivi senatori potevano trovare l’immunità nella città federata alla loro se fossero caduti in disgrazia nella propria patria. Con l’arrivo di Annibale in Campania Nocera non si schiera col Cartaginese ma invia i suoi soldati in difesa di Roma, lasciata senza presidio sufficiente in vista della battaglia di Canne. Tito Livio non cita esplicitamente i Nocerini tra i difensori di Roma, limitandosi sia dire che Roma venne difesa, nell’imminenza dello scontro con Annibale, dai suoi Socii navales: ma l’allusione ai Nocerini è evidente, dal momento che tutta la costa campana era controllata dai Nocerini che, padroni di Roma, avrebbero potuto impadronirsene con un colpo di Stato, e lo avrebbero potuto fare se i soldati della Confederazione non fossero stati tenuti a freno dai loro ufficiali. Roma si sarebbe sdebitata coi Nocerini per la loro lealtà, provvedendo a ricostruire la loro città più bella e più grande di prima. Correva l’anno 216 a. C.! Durante la Guerra Sociale per la concessione della cittadinanza romana, i moti che scoppiarono nella città di Ascoli spinsero Roma al pugno di ferro contro gli italici che avevano trucidato il proconsole Quinto Servilio, il legato del pretore e tutti i cittadini romani di Ascoli. Così, il 30 aprile dell’89 a. C. Silla decide di radere al suolo Stabia che viene coperta di sale perché non risorga mai più. A Nocera fu assegnato il territorio della città distrutta, ma questo comportò il risentimento dei Pompeiani che credevano di poter beneficiare delle terre stabiesi. Questo risentimento portò alla rissa del 59 a. C. tra Pompeiani e Nocerini nell’arena di Pompei. Finalmente, quando il 23 gennaio 1799 arrivò a Napoli il Generale Championnet e fu proclamata la Repubblica napoletana, il Segretario Generale della Repubblica, Marc-Antoine Jullien potè citare tra i “Cittadini” presenti a quelle solenni Assise i Napoletani, gli abitanti di Procida, e quelli di Stabia e Nocera.