Il giudice di Catania, nel 1999, ha sentenziato che un taglio di capelli sbagliato può provocare un danno estetico e alla vita di relazione del cliente, che ha diritto ad essere risarcito
di Danila Sarno
A chiunque, almeno una volta nella vita, sarà capitato di andare dal parrucchiere per una leggera spuntatina, ritrovandosi invece con un’acconciatura completamente diversa da quella desiderata. Ebbene, in questi casi, piuttosto che rassegnarsi semplicemente al nuovo aspetto, non sarebbe di gran lunga preferibile chiedere un risarcimento del danno?
È proprio quel che ha pensato nel 1999 una donna, prossima alle nozze, decidendo di citare innanzi al giudice di pace di Catania il parrucchiere cui si era rivolta in vista del proprio matrimonio. Alla sposa, infatti, era stato realizzato un taglio corto, invece di quello lungo da lei richiesto, con conseguenze davvero disastrose: la malcapitata era stata costretta a rinunciare all’abito nuziale (non adatto ai capelli corti) e a spostare la data della cerimonia. A detta della donna, il parrucchiere avrebbe dovuto risarcirle il danno estetico-biologico e il danno alla vita di relazione provocati dal taglio sbagliato. Il giudice di pace in effetti ha riconosciuto le sue ragioni, nonostante il parrucchiere, in propria difesa, avesse affermato di aver soltanto accorciato le punte, restando fedele a quanto richiesto dalla cliente. Addirittura, egli aveva richiesto a sua volta la condanna della controparte al risarcimento del danno per diffamazione. Tuttavia, in giudizio sono state fornite prove schiaccianti in vista della condanna del professionista. L’inesatto adempimento della prestazione è risultato non solo dai confronti tra le foto che ritraevano la donna prima e dopo il taglio, ma anche dalle parole dei testimoni ascoltati, confermate da un consulente tecnico d’ufficio e da un esperto del settore. Certo, il risarcimento non avrà restituito alla donna l’amata chioma, ma rappresenta comunque una buona consolazione, sebbene ci sia da domandarsi cosa accadrebbe se in Italia i giudici iniziassero a condannare tutti i parrucchieri che commettono un errore.