Il collega di Canale 21 protagonista di un linciaggio epistolare per un infelice post sulla pagina personale del noto social. E fioccano le minacce di querela
Voleva forse essere solo un’infelice battuta quella del collega Peppe Iannicelli, volto noto e rubicondo di Canale 21, che sul suo diario ha scritto ieri “Mentre tutti i cristiani normali (professionisti, dipendenti pubblici e privati) questa mattina hanno ripreso a lavorare come Dio comanda, i poveri maestri e le meschine professoresse son costrette a restare in vacanza fino al 7 Gennaio. E poi una settimana di vacanza a Pasqua ed almeno due mesi d’estate. UNA VITACCIA CHE “PIU’ MIGLIORE” NON SI “POTESSE” IMMAGINARE PER UN’UOMO NORMALE“, e invece ha scatenato una vera e propria sommossa da parte dei docenti italiani.
Sulla pagina facebook del portale “Didattica Persuasiva” ed su altri del settore si è scatenato un vero e proprio linciaggio, con tanto di ingiurie di ogni tipo, compresa quella sul probabile (speriamo!) volontario errore del collega, visto il contesto, che ha scritto “un’uomo normale” con tanto di apostrofo.
Le minacce di querela non si contano, come quella di Alessandro Califano, che scrive: «Questa però la paghi. Ti faremo causa e ci risarcirai. Gente come te non deve più comparire in pubblico». E Alessandra Toscano fa eco: «Il concorso è aperto a tutti coloro che hanno i requisiti e le competenze. Prego accomodatevi, invece di fare il solito e becero populismo, partecipate al concorso e provateci anche voi se ne siete capaci.. Ah, prima c’è bisogno di studiare però».
Maria Pia Geusa invece scrive: «Questo signore o pseudo giornalista ignora che gli insegnanti in questi giorni lavorano anche se le scuole sono chiuse, perché il loro lavoro non è limitato alla sola didattica».
Per la verità c’è un precedente: lo scorso 21 giugno il collega Iannicelli pubblicò un post che ai docenti altrettanto andò stretto, ed è quello che pure pubblichiamo in questa pagina. Certo, gli insegnanti e i docenti, al pari dei travet del pubblico impiego, sono decisamente bistrattati. E forse vale la pena di chiudere con l’affermazione di Gisella Baiamonte: «Volevo anche aggiungere che in Giappone l’unica categoria di lavoratori che non deve inchinarsi davanti l’imperatore sono proprio gli insegnanti, e percepiscono un salario più alto di quello di un medico. Si chieda perché! Forse perché come un qualunque impiegato non ci siamo mai permesse di lasciare il posto di lavoro per andare a prendere il caffè con l’amica, o andare dal parrucchiere, o ancora a fare la spesa».