“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io/fossimo presi per incantamento,/e messi in un vasel ch’ad ogni vento/per mare andasse al voler vostro e mio,”
è il sonetto con il quale Dante inaugura il “VORREI” come architrave della poesia di tutti i tempi e di tutti i luoghi, non essendo altro il poeta se non uno che “per incantamento” rifiuta la realtà, per rifugiarsi in un mondo altro ove contempla e narra tutto ciò che vorrebbe fosse e invece non è.
Quel “VORREI” così attuale di questi giorni, in cui Babbo Natale compare sulla sua slitta rennata che scivola sulle nuvole bianche come la neve e come la sua barba che spicca sull’abito rosso, incettando le letterine dei bambini e quelle segrete e incoffessate degli adulti. Così anch’io, però pubblicamente confessandolo, gli voglio scrivere la letterina dei miei “VORREI”.
Caro Babbo Natale, in primis confesso che VORREI sapere perché, come un fumatore che va strombazzando di avere smesso di fumare e finisce sempre, senza accorgersene, con la sigaretta in bocca, anche io giro e voto e finisco sempre a parlare di politica, cosicchè VORREI finalmente capire se sono di destra o di sinistra.
Già, perché in questi giorni vedendo in televisione tutto il casino intorno alla commissione parlamentare sulle banche, mi sento scorrere in corpo, come se fossi un vecchio comunistone d’altri tempi, non già la gioia per l’occasione pretestuosa di fottere la Boschi, che tanto intriga i cosiddetti sinistri di adesso, bensì il sacro furore ben più sostanziale profondo concettoso e marxista contro le banche e i banchieri, il capitalismo, la concorrenza e la globalizzazione, che è ciò che dovrebbero gridare a gran voce i sedicenti sinistri, se fossero di sinistra, e che non fanno per il solo motivo che preferiscono dedicarsi all’effimero antirenzismo anzicchè alla sana tradizione e storia del socialismo nenniano e togliattiano.
VORREI che qualcuno se ne ricordasse e riparlasse di nazionalizzazioni, del sistema creditizio, delle fonti energetiche, dei trasporti e della comunicazione, nonché di pianificazione, di dirigismo e di interventismo economico, alla faccia di Brouxelles, della Merkel e di Macron.
VORREI non più dover sopportare l’insopportabile divenuto tanto usuale che non ce ne accorgiamo più.
Ad esempio i cartellini dei prezzi con su scritto €.19,99 oppure 199,90 il che, oltrecchè illecito perché pubblicità ingannevole e suggestiva, è oltreggioso perché presume che, fuorviati da un’illusione ottica, siamo tanto cretini da non capire che 19,99 e 199,90 equivalgono di fatto a 20 e 200; l’allarme meteo con pedissequa chiusura delle scuole da parte dei sindaci che si cacano sotto dei giudici e degli avvisi di garanzia; il lavoro sottopagato o non pagato, quando sarebbe così facile stabilire per legge il salario minimo obbligatorio per ogni singola categoria e prestazione e punire come reato chi non lo rispetta, compreso il lavoratore, per non parlare del nero e della tredicesima; così come non sopporto la cronaca nera, i talk show dei politici, i cortei di protesta, la gente in permanenza con il cellulare in mano anche a tavola, ecc. ecc. ecc.
Ma in questi giorni proprio il massimo dell’insopportabilità è stato apprendere la persecuzione contro i caldarrostari che metterebbero a rischio la sicurezza di quella indecente e ormai stucchevole bagarre denominata “Luci d’artista” che di artistico non hanno assolutamente nulla. Come pure, è mai possibile accorgersi proprio durante le feste di Natale che i bancarellari e gli ambulanti non pagano da tempo le tasse? Ma, dico, siamo veramente impazziti?
VORREI che il Natale e le luminarie non fossero considerati e valutati con le statistiche alla mano, quanti capitoni struffoli baccalà cassate abbiamo mangiato, quanti regali abbiamo comprato, quanto i mercanti hanno incassato, quanta gente si è ferita sparando i botti, quanti hanno mangiato in casa e quanti sono andati in ristorante, quanti sono andati all’estero o alla settimana bianca e via dicendo.
Poiché, per come la vedo io, il Natale è festa di amore, VORREI che riuscissimo a stabilire di quanto si è accresciuto l’amore che abbiamo dato e ricevuto.
Sicchè alla fine di questa storia non ho dissipato il mio angoscioso dilemma: ma io sono di destra o di sinistra?
Aldo Di Vito
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