Chi è afflitto da questo problema vive un’esistenza in cui diventa pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda
Gentile dott.ssa Di Mauro,
frequento il VI anno del liceo e da qualche mese ho iniziato ad avere degli attacchi di panico.
Ho provato a parlarne con qualcuno, sia amici che genitori, ma nessuno sembra riuscire ad aiutarmi. Ho iniziato a non frequentare più alcuni posti e mi sento davvero sola, come se non avessi via di scampo. Mi può spiegare meglio? Posso riuscire a stare meglio?
Mena
Cara Mena,
Va precisato che a chiunque, in condizioni di estremo pericolo, può capitare di provare panico, il problema degli attacchi di panico è che generalmente avvengono in situazioni che non implicano un pericolo immediato. Consistono in uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di dieci minuti, caratterizzato dalla comparsa, spesso inaspettata, di sintomi fisici molto spiacevoli, dovuti all’attivazione del sistema simpatico e pensieri catastrofici (paura di morire, di impazzire, svenire).
Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante. Per questo motivo spesso si tende a evitare le situazioni e/o i posti che li hanno generati in precedenza. Possiamo parlare, in questi casi, di ansia anticipatoria, ovvero di “paura della paura”.
Con la paura degli attacchi di panico diventa quindi pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.
L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo dei suoi attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere dipendente dagli altri.
Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso; poi possono diventare più prevedibili.
Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.
I sintomi degli attacchi di panico tipici sono:
– Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
– Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
– Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
– Tremori fini o a grandi scosse
– Sudorazione
– Sensazione di soffocamento
– Dolore o fastidio al petto
– Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
– Brividi
– Vampate di calore
– Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
– Nausea o disturbi addominali
– Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
Non tutti i sintomi sono necessari perché si tratti di un attacco di panico. Vi sono molti attacchi caratterizzati solo o in particolare da alcuni di questi sintomi. La frequenza e la gravità dei sintomi degli attacchi di panico varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze.
Adesso che, in linea generale, ti ho dato qualche informazione sugli attacchi di panico, ti spiego come potresti fare per risolvere.
Nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia e dei disturbi d’ansia in generale, la forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace, nei più brevi tempi possibile, è quella “cognitivo-comportamentale“.
Ti consiglierei, con il consenso dei tuoi genitori, di intraprendere un percorso da uno psicoterapeuta, che comprenda bene il periodo che stai vivendo e ti aiuti a risolvere.
Un grandissimo abbraccio,
Valentina Di Mauro
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