Si tratta di una versione semplificata della chat, che non richiede né l’iscrizione dei minori né un numero di cellulare. Funziona in wifi e tramite l’account dei genitori

di Alina D’Aniello

Arriva da Facebook la versionedi Messenger per i bambini under 13. L’iniziativa di “Messenger Kids”, per ora progetto pioneristico negli Usa, nasce come strumento di comunicazione familiare alternativa, tra genitori e figli.  La nuova applicazione non richiede che questi ultimi siano iscritti, né tantomeno un numero di telefono. Il tutto, come rassicura anche Loren Cheng, product manager di Facebook, avviene tramite l’account dei genitori, che potranno dunque monitorare ogni tipo di attività e verificare un eventuale contatto pericoloso.  

La piattaforma, come si deduce, è dotata di filtri che salvaguardano il bambino e che impediscono il suo accesso a determinati contenuti. Ad esempio, per avviare videochat con altri baby utenti, sarà necessario che i genitori di questi ultimi, oltre ad essere “amici”, dovranno approvare la funzionalità richiesta. Inoltre, molte opzioni, presenti nella classica versione dell’app, sono state eliminate o modificate: non più possibile, infatti, né condividere la propria posizione né essere rinviati su altre pagine, tramite ads.
Dato il coinvolgimento dei minori, continuamente esposti ai rischi della rete,  il progetto di Mark Zuckerberg è una vera e propria scommessa sulla sicurezza. Recentemente, infatti, molte delle piattaforme diffuse tra i giovanissimi, quali Snapchat e Musical.ly, sono state ampiamente criticate, in quanto non in grado di fornire filtri per contenuti inappropriati. Proprio questa, invece, parrebbe essere l’intenzione del colosso americano: coinvolgere i genitori nella tutela dei propri figli al mondo cyber. messengerkids1
Tuttavia, l’abbassamento della soglia di età a tredici anni, non sembra aver raccolto molti consensi. Sean Parker, ex presidente di Facebook, ha sottolineato le potenziali falle dell’iniziativa e le ripercussioni sugli adolescenti. “Dio solo sa cosa fanno i social network al cervello dei nostri bambini” ha dichiarato l’esperto, che ha poi continuato dicendo: “Approfittano delle vulnerabilità della psicologia umana» con un meccanismo che crea dipendenza come una droga”.
L’allarme, dunque, sembra essere sulle conseguenze dell’accesso alla rete, da parte dei più piccoli. Negli Usa, ad esempio, il 93% dei bambini ha accesso a tablet o smartphone, mentre il 66% ha un dispositivo personale. Qual è dunque, la soglia di età giusta per fare affacciare i bambini al mondo digitale? Probabilmente non vi è una risposta esatta la domanda, dato che i millenials, proprio in virtù dele loro competenze tecnologiche innate , sono stati definiti nativi digitali.

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