A Palazzo di Città riflessioni su una pratica aberrante, divenuta recentemente reato, nel corso di un convegno organizzato dall’Ordine forense e da Amnesty International
di Fabrizio Manfredonia
Nel pomeriggio di ieri si è tenuto, nell’aula consiliare di Nocera Inferiore, un convegno per parlare del reato di tortura. L’evento è stato organizzato da “Amnesty International”, in particolare dal “gruppo 261” che opera nell’agro nocerino sarnese, in collaborazione con l’Ordine degli avvocati di Nocera Inferiore.
Il reato di tortura, che dal luglio scorso è divenuto tale, è stato introdotto nell’ordinamento italiano con l’articolo 613 bis del codice penale. La norma prevede la reclusione da 4 a 10 anni per chi commetta violenze atte a cagionare danno fisico o psicologico. Il testo normativo, che tra le altre cose ha avuto una lunghissima gestazione, non soddisfa appieno “Amnesty”: secondo l’organizzazione non governativa nata nel 1961, troppe sono le lacune del testo di legge: sia in tema di prescrizione del reato, giudicata troppo breve, sia per le troppe interpretazioni cui si presta il testo dell’articolo 613 bis, sia per la connotazione di reato semplice. Tuttavia, come ribadito da Luisa Citro Calabrese, portavoce del “gruppo 261” ‹‹si tratta comunque di un passo in avanti nell’ambito dei diritti umani››.
Nel corso del convegno il professor Gerardo Ruggiero, storico del diritto, si è lanciato in un excursus sulla concezione della tortura nei secoli, quando quest’ultima era utilizzata al fine di estorcere confessioni quale vero proprio strumento probatorio, fino ad arrivare alle aspre critiche di Cesare Beccaria e Gaetano Filangieri, insigne giurista napoletano, che nel suo testo “La scienza della legislazione” condannava l’uso della tortura.
Alfonso Scermino, magistrato del Foro di Nocera Inferiore, ha analizzato nel suo intervento la tortura quale strumento che l’autorità ha per raggiungere delle finalità. La tortura, secondo Scermino, sarebbe sfoggio di un potere pubblico e a sostegno di questa tesi sono stati fatti gli esempi delle violenze praticate nella scuola “Diaz” durante il G8 di Genova del 2001. In quel caso le torture e le violenze furono compiute dalle forze dell’ordine. Proprio partendo da quell’episodio è stata analizzata la natura del reato e in particolare le aggravanti, che sempre secondo Amnesty dovrebbero essere più preponderanti nel caso di violazioni commesse da parte dei pubblici ufficiali, finanche a produrre una fattispecie nuova e a sé stante. In uno stato di diritto che tutela natura umana la tortura deve essere aspramente condannata visto che ‹‹oltre a violare la dignità più profonda del torturato mortifica la dignità del carnefice››.
Degno di nota l’intervento di Gaetana Amoruso, sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, che pur ravvisandone i limiti, ha messo in luce i pregi di un testo normativo che finalmente copre una fattispecie di reato che, come gli episodi di Genova ma non solo dimostrano, ci interessa da vicino. L’amministrazione ha fatto sentire la sua presenza e vicinanza all’iniziativa nelle parole degli assessori Trotta e Fortino rispettivamente con delega alle politiche sociali e giovanili e culturali.