Costruita dalla NASA con tecnologie dell’epoca che ad oggi verrebbero etichettate come ‘vintage’, la sonda spaziale era stata incaricata di raccogliere dati scientifici relativi ai due pianeti Giove e Saturno ed alle loro lune
di Carmine Pellegrino
Il nostro decoder satellitare di casa non riceve un segnale adeguato da permetterci una comoda visione dei programmi Sky. Cosa fare in questi casi? Orientare meglio la parabola, ovviamente! E se ciò dovesse accadere ad una sonda spaziale lontana miliardi di chilometri dalla Terra, chi se ne occupa?
Il laboratorio JPL della NASA, ovviamente!
A cavallo tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre è stata realizzata una delle operazioni di orientamento parabolico più entusiasmante della storia. L’antenna di Voyager 1 adesso punta correttamente verso Terra, permettendo una più efficiente comunicazione ed un potenziale scientifico longevo.
Lanciata nel lontano 5 settembre 1977 da Cape Canaveral, Voyager 1 è tuttora l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra che possa essere riconducibile al genere umano. Costruita dalla NASA con tecnologie dell’epoca che ad oggi verrebbero etichettate come ‘vintage’, la sonda spaziale era stata incaricata di raccogliere dati scientifici relativi ai due pianeti Giove e Saturno ed alle loro lune. Dopo aver conseguito a pieni voti il compito assegnatole, le condizioni della sonda hanno permesso di estendere la missione fino ad oggi, ed ampliare quindi il suo raggio di azione. Al momento Voyager 1 si trova ad una distanza siderale (20 miliardi di chilometri) nel cosiddetto “mezzo interstellare”, quella regione dello spazio al di là del nostro sistema solare di cui molti essere umani, luminari e non, hanno bramato ed ancora bramano conoscenza. L’orientamento della ‘parabola’ di Voyager 1, con un diametro di 3.7 metri, richiede ovviamente una precisione di gran lunga superiore rispetto al posizionamento di una comune parabola SKY, viste le dimensioni in gioco. Inoltre, i propulsori principali che hanno controllato l’assetto della sonda negli ultimi anni hanno drasticamente perso efficienza col tempo. Ragion per cui il team americano del JPL ha optato per una soluzione alternativa: utilizzare dei propulsori secondari, che non venivano attivati dalle prime fasi della missione risalenti al 1980! Pensare di avviare il motore della nostra automobile “cimelio” conservata gelosamente in garage è un’impresa ardua che il più delle volte lascia a bocca asciutta con molta amarezza. Voyager 1 invece non ha deluso! Anzi, l’operazione è andata a buon fine, ed ora la comunicazione con la sonda è tornata a livelli ottimali da permettere il prosieguo delle attività di telecomunicazione. Il team degli ingegneri della NASA prevede che la missione possa ancora durare fino al 2025.
Non resta che augurarci che la sonda possa raccogliere dati preziosi durante quest’arco di tempo, e che i nostri scienziati e ricercatori possano tradurli in informazioni utili del nostro ‘vicino’ spazio interstellare, un luogo che, seppur molto lontano da noi, esiste e continua ad espandersi.