Subì, da piccola, abusi dal padre. Scoperto il potere terapeutico della pittura, si specializzò sulla figura femminile. Celebre la Hon/Elle esposta a Stoccolma, nel Moderna Museet
di Anna Vittoria Fattore
Nonostante non si sia mai dichiarata femminista, le idee di Niki de Saint Phalle hanno segnato in modo indelebile il mondo dell’arte in relazione al sesso femminile. Catherine Marie-Agnés Fal de Saint Phalle nacque in Francia da una famiglia aristocratica che si trasferì a New York dopo la crisi del ’29.
Da ragazzina frequentò molte scuole, sia pubbliche che private, ma il suo estro artistico non le consentì un’adolescenza convenzionale, portandola a viaggiare e ad imparare molte lingue. Nel 1947 riuscì a laurearsi nonostante lavorasse molto come fotomodella per Vogue ed altre riviste importanti dell’epoca; il suo sogno era quello di diventare attrice.
Nel 1950 Niki scappò di casa per sposare lo scrittore e musicista Harry Mathews dal quale ebbe due figli. A Nizza, nel 1953, una crisi nervosa la costrinse a ricoverarsi; in quell’occasione riemerse la vicenda degli abusi sessuali ricevuti dal padre in giovane età. Scoperto il valore terapeutico della pittura, la donna si dedicò interamente all’arte. Negli anni Sessanta divenne celebre grazie ai Tiri: una serie di azioni durante le quali il pubblico o l’artista stesso sparano con la carabina su dei rilievi in gesso, facendo esplodere sacchetti di colore.
Tempo dopo Niki si concentrò sulla figura femminile, realizzando delle grandi sculture, coloratissime e molto formose: le Nanas, sempre più grandi ed imponenti. Nel frattempo il movimento dei Nouveaux Réalistes la coinvolse e decise di farne parte. Dopo il divorzio con Harry Mathews sposò Jean Tinguely, autore di meccanismi complicati capaci di animare strutture gigantesche; insieme produssero un sodalizio artistico non indifferente. Nel 1966 nacque Hon/Elle, una figura gigantesca e prosperosa che, ad oggi, si trova nel Moderna Museet di Stoccolma. Questa Nana in poliestere ha 28 metri di lunghezza, 6 metri di altezza e 9 metri di larghezza ed è una scultura visitabile anche internamente: è distesa di spalle ed accoglie nel suo grembo i visitatori che poi ne escono come in un parto.
Dal 1979 al 1996, con l’apporto di Jean e di uno staff di collaboratori, Niki realizzò il suo Giardino dei Tarocchi in Italia, tra Garavicchio e Capalbio (Grosseto). L’artista venne apprezzata molto dalla critica combattendo anche con gravi problemi di salute. Niki si spense nel 2002 in California, per una malattia polmonare derivata dai gas tossici respirati manipolando il poliestere. Un’artista che ha avuto il coraggio d’affrontare un trauma per poi farne arte; una donna che ha sempre seguito l’ispirazione, da ragazzina fino alla morte.