Al circolo di via Nicotera incontro con l’autore per parlare di comunicazione al tempo dei social e dello sviluppo di una coscienza critica come strumento per combattere la disinformazione
di Fabrizio Manfredonia
Nella cornice del circolo sociale si è tenuta la presentazione del libro di Francesco Nicodemo “Disinformazìa”, dove l’autore, esperto di comunicazione e componente dello staff del Presidente del Consiglio, ha affrontato il tema del flusso di informazione attraverso il filtro dei social media toccando il tema delle fake news e dell’evoluzione dell’informazione 2.0.
«La rete è la più grande invenzione della parte finale del 20° secolo – ha esordito Nicodemo – senza ostacoli di censo, cultura, provenienza geografica e orientamento sessuale ha consentito una “democratizzazione dell’informazione”». Attraverso i social si diventa consumatori di informazione ma allo stesso tempo produttori della stessa il tutto senza passare dal controllo delle fonti e dalla verifica dell’autorevolezza delle notizie, di fatto venendo meno a quelle che sono le linee guida che un buon informatore deve seguire. Negli ultimi anni sono cambiati i mezzi di accesso all’informazione: per gli under 40 “Facebook” rappresenta la prima fonte di informazione mentre la media nazionale mette al secondo posto l’uso del social network più famoso lasciando ancora la televisione e i telegiornali al primo posto; questo vuol dire che ogni giorno milioni di italiani al mattino insieme al caffè consumano le notizie e danno vita alla loro personale rassegna stampa attraverso “Facebook”. Quello che fa nascere disinformazione, risiede proprio nella natura del social network in quanto tale. La profilazione dell’utente online che quindi in base ad algoritmi riesce a prevedere i bisogni dello stesso basandosi sulle amicizie su un social, sugli acquisti fatti su un sito di e-commerce oppure sulla strada preferita per tornare a casa fa sì che si creino dei gruppi chiusi, delle “””bolle accoglienti” di persone che sono accumunate da idee simili o vicine , di fatto escludendo chi la pensa diversamente e anzi «polarizzando la discussione e dando cassa di risonanza alle proprie convinzioni». Secondo Nicodemo, l’utente tende a incrementare la propria disinformazione cercando online, aiutato dagli algoritmi, notizie che confermino il proprio pregiudizio. Si finisce ad essere parte di una “curva” o di una “tifoseria” e le tifoserie in quanto tali non dialogano ma si insultano. Allora come è possibile combattere la disinformazione e arginare la diffusione di “bufale” e fake news? Secondo l’autore vista la mole di dati e del flusso di informazioni sempre più crescente, per farsi un’idea basti pensare che in un solo minuto vengono inviate 200 milioni di email e su Facebook vengono pubblicati 41mila post, meri interventi legislativi non bastano: citando l’esperienza tedesca che recentemente ha previsto un ufficio pubblico atto ad intervenire sulle informazioni condivise dagli utenti mediante multe quali deterrenti per la disinformazione, Nicodemo si è detto quasi spaventato dalla possibilità di un tale intervento dello Stato nella sfera privata del cittadino visto che tra l’altro i social network sono tenutari di dati sensibili degli utenti. L’unico strumento sembrerebbe essere la creazione di presupposti per un’ “alfabetizzazione digitale” cosicché sviluppando una “coscienza critica” sia possibile mantenere una rotta sicura nell’oceano delle informazioni. Diventa quindi necessario educare fin da piccoli ad una consapevole fruizione delle informazioni, diffidando dei siti che cercano il sensazionalismo e “click-baiting” e, senza dimenticare la crescente utenza di over 50 nel mondo digitale, prevedere dei programmi di educazione per i nativi analogici che si affacciano sulla rete. Nicodemo ha poi concluso con la proposta di rispolverare il programma che dal ’60 al’68 rese celebre il maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”, prevedendo una versione 2.0 che possa educare efficacemente anche i nuovi “vecchi” utenti ad un uso consapevole della rete e quindi delle informazioni.