Il leader del Popolo della Famiglia ieri sera a Nocera Inferiore, al convento di Sant’Antonio, per presentare il libro-manifesto del suo Partito: “O capiamo o moriamo”
Ha raccolto un ottimo numero di presenze l’appuntamento di ieri sera con Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, il quale nella sala convegni del convento di Sant’Antonio ha presentato il libro “O capiamo o moriamo”, che può definirsi il manifesto del Partito da lui guidato.
Il convegno, moderato dal giornalista Giuseppe Colamonaco di Rtalive e Cronache, ha visto al banco della presidenza, oltre a Mario Adinolfi, il coordinatore regionale campano Raffaele Adinolfi («Ma è solo un omonimo, non un mio parente», ha scherzato il leader del Popolo della Famiglia), e il coordinatore dell’Agro nocerino sarnese Basilio De Martino.
Mario Adinolfi ha snocciolato cifre e dati – tutti contenuti nel suo libro – che documentano un’Italia che per il terzo anno consecutivo perderà circa 300mila italiani per il saldo negativo morti-nascite. Un numero compensato dall’arrivo di migranti e dalla nascita di loro figli che – ad avviso del giornalista e politico – non sono la soluzione per il rilancio dell’economia italiana. E dopo critiche sia ai partiti tradizionali che a quelli che vede come antagonisti diretti, i 5Stelle, e alla loro proposta di reddito di cittadinanza (costosissima e improduttiva, l’ha definita), ha lanciato l’alternativa da lui proposta: mille euro al mese per le neomamme, così che possano prendersi realmente cura della famiglia senza dover inseguire, per sbarcare il lunario, lavori sottopagati che impediscono anche di dedicarsi alla o meglio alle maternità con la dovuta serenità. Un provvedimento che – ha detto Adinolfi – costerebbe in realtà un decimo di quanto lo Stato ha speso per salvare le banche.
– Qual è il senso del suo libro, alla fine?
«Stiamo perdendo dei riferimenti valoriali forti e si apre un vuoto che rischia di essere riempito da ideologie e da un’invasione esterna. Io pongo il tema della tenaglia: un’erosione che arriva dall’interno contro i valori della famiglia e della vita. E un attacco che arriva dall’esterno, quello islamico in particolare, che rischia di rappresentare un nuovo modello valoriale. Credo che dobbiamo comporendere questa difficoltà, e comprendendola, evitrare che si dispieghi in tutta la sua potenzialità. Quindi bisogna ripartire dai nostri valori fondanti: dalla famiglia che ha bisogno di essere tutelata, dai figli che hanno bisogno di una mamma e di un papà perché da una mamma ed un papà sono nati. Partendo da questi concetti e recuperando quello che è bello e forte della nostra tradizione e della radice cristiana, si vuole evitare di soccombere».
– Non pensa che la gente si sia stancata di avere regole?
«È sicuramente così! È dal ’68 che l’idea è che ogni cosa venga autodeterminata senza regole. Chiedo solo: è una società dove l’assenza di regole ha costruito un’anarchia felice, o invece una disperazione di fondo perché non si sa dove si sta andando? Io continuo a credere che la cultura del niente produca anche un disastro esistenziale».