La ragazza, sfidando una cultura pluricentenaria, ebbe il coraggio di opporsi al suo violentatore che poi voleva sposarla. Rappresentò una pietra miliare dell’emancipazione della donna in Italia
di Anna Vittoria Fattore
“Chista è chidda che scaccerà la testa a vossia!“, così gli scagnozzi di Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi, minacciarono con una pistola Bernardo, padre di Franca Viola, prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore. Tutto ebbe inizio il 26 dicembre 1965 quando Franca dopo numerosi rifiuti alla richiesta di Filippo di tornare insieme, venne rapita e portata in un casolare non troppo distante da Alcamo, piccola città siciliana di provincia.
Lì fu violentata e rinchiusa per giorni per poi essere riportata in paese, a casa della sorella di Melodia. In seguito fu rilasciata non solo grazie alle forze dell’ordine ma anche per merito della famiglia che non accettò in alcun modo il matrimonio riparatore, atto che per l’epoca avrebbe restituito l’onore alla ragazza. Filippo Melodia fu condannato a 10 anni di carcere con l’aggiunta di due da scontare soggiornando a Modena dove, anni dopo, fu ucciso da ignoti. Franca partecipò a tutte le udienze per poi sposarsi con Giuseppe Ruisi nel 1968 da cui ebbe tre figli.
“L’onore lo perde chi le fa certe cose non chi le subisce”, queste le parole della donna riguardo una vicenda che non solo ha segnato la storia dell’emancipazione femminile italiana ma anche la lotta contro la criminalità organizzata. Nonostante il caso mediatico ed il film “La moglie più bella” con una giovane Ornella Muti il matrimonio riparatore s’estinse dal Codice civile solo nel 1981, ritenendo la violenza sessuale non più come reato contro la morale bensì contro la persona. Grande prova di coraggio e coerenza quella di Franca e della sua famiglia perché si sa, se non hai paura di morire muori una volta sola.