Con la parola «cornuto» si fa riferimento ad un marito tradito. Ma perché e quando l’aggettivo è diventato un insulto? Curiosiamo insieme tra le origini di questa espressione
di Maria Barbagallo
Con la frase «portare le corna» ci si riferisce ad un marito tradito e a seconda del tipo di tradimento si stabiliscono le dimensioni e la quantità. Ci sono corna di pochi centimetri, ce ne sono che impediscono di entrare in casa, talune toccano i fili dell’alta tensione, se non addirittura si hanno in testa cesti pieni di corna.
L’uomo vero non conosce nulla di più infamante di questo, anche se nel mondo animale le grandi corna simboleggiano forza, orgoglio e virilità. Nell’antichità regnanti, valorosi condottieri e guerrieri venivano raffigurati con questi ornamenti sul capo che erano emblema di potere ma anche di discendenza divina. Basti pensare ad Alessandro Magno che quando arrivò in Egitto da vincitore nel 333 a.C., venne incoronato con delle corna d’ariete. O Pirro che portava un elmo con delle corna per dimostrare la sua origine divina. Orazio e Tibullo cantavano le «corna d’oro» di Bacco e a Roma vi era la famiglia dei Cornelii.
E allora quale fu la causa per cui il significato della parola «cornuto» prese una connotazione offensiva? Non è chiaro il motivo per cui l’aggettivo viene accostato a marito tradito, ma esistono varie teorie. Andiamo a scoprirle insieme.La prima potrebbe indicare il maschio della capra detto anche becco, la cui femmina predilige cambiare spesso partner. Un’altra teoria ci riporta alla mitologia. Si narra che Poseidone mandò a Minosse re di Creta, un toro bianco, affinchè quest’ultimo lo sacrificasse sull’altare del dio. Ma Minosse ritenne troppo bello quell’esemplare e sacrificò un altro toro. Poseidone per vendicarsi fece innamorare perdutamente del toro la moglie del re, Pasifae. Quest’ultima colta da ardente passione per l’animale e desiderando unirsi ad esso, chiese aiuto a Dedalo che viveva in esilio a Cnosso. Costui costruì una vacca di legno cava nella quale Pasifae potè alloggiare. Il toro si accoppiò con la finta vacca e da questa unione nacque il Minotauro, mostro con la testa di toro ed il corpo umano. Tutti i cretesi a conoscenza del tradimento di Pasifae si dilettavano a mostrare le corna a Minosse. Una ulteriore motivazione viene collocata nel Medio Evo a Costantinopoli, dove l’imperatore bizantino Andronico I Comneno, uomo violento, sanguinario e mal visto da tutti, durante il suo breve regno (1183-1185) si macchiò di svariate azioni crudeli, tra le quali il far carcerare con una scusa e torturare i nobili della città che lo avevano ostacolato durante la sua ascesa al potere, rapendo le mogli degli stessi e usandole come concubine. In segno di beffa e per vantarsi dei suoi successi, appendeva sulle facciate dei palazzi dei malcapitati teste di cervi e altri animali cornuti. Fu allora che nacque il modo di dire greco «cherata poiein» (mettere le corna) per indicare l’infortunio coniugale. Che fine fece Andronico il cornificatore? Quando nell’agosto del 1185 l’esercito siciliano di Guglielmo II il Normanno in guerra con Andronico conquistò Tessalonica, notò questi strani trofei e i soldati incuriositi ne chiesero spiegazioni. Quando ne venne svelato il senso furono proprio loro ad utilizzare per la prima volta il termine cornuto riferendosi a mariti traditi anche se le mogli furono costrette. Quando si seppe della caduta della città a Costantinopoli il popolo, cornuti in testa, si ribellò, catturò Andronico che venne torturato e seviziato ed appeso alla facciata del palazzo imperiale come uno dei suoi tanti trofei.