Un accorato appello della referente provinciale dell’associazione Libera al sindaco di Castel San Giorgio, Paola Lanzara, in occasione della proiezione del docufilm Rai “Seduto su una polveriera – Storia di Marcello Torre”
di Chiara Santaniello
“Ripartire dalla storia per l’impegno contro le mafie”. Potrebbe essere questa la sintesi della serata che ieri ha visto a Castel San Giorgio, nell’aula consiliare, la proiezione del docufilm di produzione Raistoria “Seduto su una polveriera – Storia di Marcello Torre“.
L’iniziativa è stata voluta dal locale presidio dell’associazione Libera, che ha come referente il giornalista Rai Giuseppe De Caro. Il docufilm narra le vicende del sindaco di Pagani avvocato Marcello Torre, assassinato nell’immediato dopoterremoto del 1980 dalla criminalità organizzata per la sua opposizione alle infiltrazioni malavitose nella ricostruzione. Il film diventa un’occasione per rivisitare le pieghe della storia, dove l’alternanza di luci e ombre costringe a confrontarsi ancora una volta con l’irrisolto. Il ricordo di un uomo giusto, che ha perso la vita perché credeva nel suo lavoro e nella politica “sana” senza compromessi, che sprona a scrollarsi di dosso il cancro dell’indifferenza, definito da qualcuno “l’ottavo vizio capitale”. La serata, che ha visto una partecipazione dei cittadini superiore alle aspettative, ha visto la presenza del sindaco Paola Lanzara, dell’assessore Franco Longanella, della figlia dell’avvocato assassinato Annamaria Torre, della referente provinciale di Libera Anna Garofalo.
Annamaria si è detta convinta che la verità storica e quella processuale riguardo l’uccisione di suo padre sono sempre state divise, e a distanza di quasi quarant’anni la vera verità fatica ancora ad emergere, tanto che recentemente è stato richiesto all’Autorità Giudiziaria di riaprire il caso.Le istituzioni e la società civile – ha ribadito invece Anna Garofalo – hanno un ruolo fondamentale nella lotta alle mafie. Le scuole, che spesso diventano terreno fertile per l’insorgere della criminalità organizzata, devono essere punto di partenza per la cultura della legalità. Ancora oggi la corruzione e il malaffare dilagano fortemente, sebbene si presentino sotto una veste diversa.
«Forse non si spara più – ha dichiarato la Garofalo – ma io credo purtroppo che le terre dell’agro nocerino sarnese siano ancora sedute su una polveriera, nonostante gli sforzi compiuti dalle grandi stragi ad oggi. Sono arrivati anche i successi, ma ancora non basta. Come fare allora a contrastare la corruzione? Facendo la nostra parte, senza essere eroi. Decidendo “da che parte stare”. Ed avendo il coraggio di denunciare quello che non va, senza nessuna remora».
Alla nostra domanda su come insegnare ai giovani a contribuire alla lotta alle mafie, la Garofalo ha risposto attingendo dalla sua preziosa esperienza di docente: ai suoi studenti cerca di insegnare che la malavita si combatte con la mentalità critica, che consente di individuare i pericoli. Certamente non è facile, la corruzione parte dalle piccole cose. «Occorre fare leva sulla cultura, ma soprattutto sullo stare insieme: da soli non possiamo farcela. Marcello morì perché era solo. Dobbiamo avere più coraggio, il coraggio di percorrere tutti la stessa strada e di metterci la faccia». Solo così, secondo la referente provinciale di Libera, i giovani potranno sognare un mondo diverso, e impegnarsi concretamente nella lotta per la legalità.