Fu la prima musulmana ad abbandonare lo hijab: nel 1910 diede vita ad una società per i diritti delle donne, la “Anjoman Horriyyat Nsevan”. Tredici uomini si suicidarono per lei
di Anna Vittoria Fattore
Ci credereste mai se vi dicessi che una delle femministe più importanti della storia appartiene al mondo orientale? Si tratta di Zahra Khanom Tadj es-Saltaneh, nata nel 1883 ed appartenente alla dinastia Quajar, dinastia importante dal momento che il suo stesso padre, Nasser al-Din Shah, fu re di Persia dal 1848 al 1896.
Zahra si sposò ed ebbe quattro figli; tutto in regola fin quando non chiese il divorzio, azione azzardata ed anticonvenzionale per la Persia del tempo. Da quella scelta cominciò a dare sfogo alla sua vera natura: donna ribelle e creativa, pittrice, scrittrice e musa ispiratrice del poeta Aref Qazvini, uno dei più importanti intellettuali dell’epoca. Nel 1910 diede vita alla società “Anjoman Horriyyat Nsevan” per i diritti delle donne e per la tutela della loro libertà. In seguito abbandonò lo hijab, tipico copricapo orientale ed aprì la sua casa a salotti letterari in cui s’affrontavano dibattiti sull’arte, sul sesso e sulla libertà d’espressione. La leggenda narra che ebbe ben 100 pretendenti e che fu simbolo di bellezza e coraggio.
Non si sa realmente quanti di loro l’amarono né quanti si suicidarono a causa del suo rifiuto (la leggenda ne cita 13) ma ora sappiamo che c’è stata una donna che ebbe il coraggio d’opporsi al mondo che la circondava, rifiutandosi di far parte di quel harem sociale in cui veniva segregato ed umiliato il genere femminile. Nel 1996 sono state redatte le sue memorie: “Crowning Anguish: Memorie di una Principessa Persiana dal Harem alla modernità 1884-1914”. Non ci resta molto di lei se non la piccola consapevolezza che una persona può essere simbolo di bellezza non solo se conforme a dei canoni estetici ma anche per il valore delle proprie azioni e delle proprie idee.