L’allievo di Francesco iniziò suoi primi studi con il grande Luca Giordano, di ispirazione caravaggesca. Fu un grande paesaggista, e le sue opere sono ricordate in decine di testi italiani e stranieri
di Anna Vittoria Fattore
Quanto sappiamo degli artisti legati alla nostra città? Ricordiamo Francesco Solimena dimenticando prepotentemente i suoi allievi. Nella sua bottega, dove si sviluppò una fervente e progredita scuola di pittura, non passò inosservato Nunzio Ferraioli degli Afflitti: giovane artista accolto dal Solimena a braccia aperte.
Gli studi di Nunzio continuarono per il meglio fino al 1680, il distacco del suo maestro dallo stile naturalista lo spinse ad appassionarsi alla pittura paesaggistica. Nel 1682 Nunzio salutò Francesco Solimena (a fianco in un autoritratto del 1730) ed andò a studiare a Bologna, con Giuseppe del Sole, paesaggista affermato dell’epoca. Luigi Crespi, riconosciuto da tutti come il primo che tracciò un profilo biografico del Ferraioli, scrisse che quest’ultimo, nato a Nocera de’ Pagani, imparò a disegnare grazie a Luca Giordano, maestro del tempo, e continuò gli studi col Solimena.
Nel 1719 lo storico dell’arte Antonio Pellegrino Orlandi lo definisce “uguale all’Albano, al Brilli, al Poussin, a Salvator Rosa, a Claudio Lorenese“. Nota è la collaborazione del Ferraioli con Francesco Monti, autore delle figure modellate con grande garbo e gusto nel Ratto d’Europa (Carpi, coll. priv), la cui immagine pubblichiamo in questo articolo, databile intorno al 1725.
Si sposò con Francesca Maria Rabbi che lo supportò nello spedire alcuni suoi quadri in Inghilterra e morì nel 1735, dopo aver giocato su tela con le nubi, le tempeste, gli alberi mossi dal vento e la verità che la pittura cerca sempre d’esprimere.
Nunzio Ferraioli partecipò coin cinque opera alla realizzazione delle tombe allegoriche commissionate dal mercante irlandese Oweri Mc Swiny (o Mc Sweeny) nel terzo decennio del Settecento, e destinate alla residenza di Goodwood (West Sussex, in Inghilterra) del duca di Richinond. I suoi dipinti oggi sono anche in diversi musei italiani, e nella Hopetown House di Edimburgo.