Ricetta tipica palermitana nata dall’ingegnosità popolare che modificò una pietanza molto diffusa sulle tavole degli aristocratici siciliani
di Maria Barbagallo
Il nome di questa particolarissima ricetta è ispirata a quella del beccafico, volatile simile alla capinera, chiamato così perché ghiotto di fichi di cui ne faceva incetta durante l’estate divenendo grasso e dalle carni tenere e saporite.
I nobili siciliani cacciavano questi uccelletti e i monsù, cuochi d’oltralpe al servizio degli aristocratici, che portavano in tavola sempre pietanze originali e servite con maestria, farcivano i beccafichi in questione delle loro viscere ed interiora e li presentavano nei piatti con le code rivolte all’insù, in modo da poterli prendere e mangiare a piacimento. Questa pietanza considerata un bene di lusso era chiaramente inavvicinabile per il popolo. Pertanto le donne al servizio nelle case dei nobili palermitani ne copiarono la preparazione, utilizzando un alimento molto economico: le sarde. Per il ripieno prepararono una farcitura con mollica di pane, succo di limone ed arancia, per attenuare l’odore caratteristico di questo pesce e i pinoli considerati un ottimo rimedio per le intossicazioni alimentari, dato che il pesce sulle tavole più povere non era sempre fresco, e servite a tavola come gli uccelletti. La pietanza ebbe un ottimo successo tant’è che ancora oggi è un piatto molto apprezzato e lo si trova sulle tavole delle feste. Si può consumare come antipasto o come secondo piatto. E’ preferibile servirlo tiepido ma è ottimo anche freddo, mai caldo, accompagnato da un buon vino bianco secco. Il piatto presenta diverse varianti a seconda della città in cui ci si trova.
Sarde beccafico alla catanese
Ingredienti: 1 Kg. di sarde, 100 gr. uva passa, 100 gr. pinoli, 10 cucchiai di pangrattato, aceto, uova, caciocavallo fresco, farina, sale, EVO. Squamare, eviscerare, privare della lisca e della testa le sarde, lasciando la coda. In un contenitore mettere due bicchieri di aceto e fare marinare le sarde aperte per circa due ore. Dopodichè versare il ripieno e qualche dadino di caciocavallo fresco su ogni sarda sulla quale se ne sovrappone un’altra e procedere fino ad esaurimento degli ingredienti. Passare le coppie di sarde nell’uovo battuto e in un misto di farina e pangrattato. Friggere in olio bollente.
Alla palermitana:
sarde, uva passa, pinoli, pangrattato, un pizzico di zucchero, EVO, un ciuffo di prezzemolo, foglie di alloro, sale e pepe q.b., succo di arancia o limone.Il procedimento per la pulitura è lo stesso. Abbrustolire il pangrattato e mettere un po’ di farcia sulle sarde, arrotolarle, disporle in una teglia ben oleata con le code all’insù, alternando una foglia di alloro. Aggiungere sugli involtini un filo d’olio, succo di limone o arancia, pangrattato e mettere in forno caldo per circa 20 minuti.
Alla messinese: il ripieno contiene mollica e anche capperi e le sarde vengono fritte.