La Cgia di Mestre ha elencato i cento tributi gravanti sugli italiani, evidenziando numerose gabelle assurde, capaci di appesantire oltremodo il funzionamento del sistema fiscale
di Danila Sarno
Incredibile ma vero: in Italia persino l’ombra viene tassata! Più precisamente quella proiettata dalle tende parasole sul marciapiede, che alcuni comuni hanno considerato occupazione di suolo pubblico.
A ben vedere, questo è solo uno dei tanti tributi grotteschi che gravano sugli italiani, come evidenziato da una ricerca dell’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha individuato le cento gabelle esistenti nel Bel Paese, tra cui decine di micro-tasse, molto fantasiose ma poco utili in termini di entrate pubbliche.
Basti pensare alla già ricordata Tosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico, applicata all’ombra delle tende parasole o dei balconi; o ancora, all’imposta sul tricolore, che colpisce chi espone alla finestra la bandiera italiana, considerata letteralmente un’insegna pubblicitaria.
Ulteriori perplessità destano i tributi che hanno origini storiche. Un esempio sono le accise sulla benzina che contengono gli aumenti progressivamente introdotti nel corso degli anni per coprire le spese sostenute per le guerre cui l’Italia ha preso parte.
Ci sono poi le imposizioni plurime, come ad esempio le tre diverse tasse riguardanti le invenzioni e gli innumerevoli gravami che riguardano i decessi (per il rilascio del certificato di constatazione di morte, per il trasporto dei defunti, per la manutenzione dei cimiteri, per l’affido e la dispersione delle ceneri). Per non parlare dei tributi sugli hobby come quelli per la caccia, la pesca e i funghi o ancora quelli sugli spettacoli cinematografici e teatrali.
Oltre all’assurdità di tali imposizioni fiscali, vi è poi da considerare che, come risulta dallo studio condotto dalla Cgia, le prime dieci imposte italiane dell’elenco (come Irpef, Iva, Ires, Imu, Tasi) costituiscono da sole l’85,9 per cento del gettito tributario; di conseguenza, le altre novanta tasse ne rappresentano solo il 14,1 per cento. Insomma, si tratta di gabelle inutili che forniscono somme irrisorie, che non sono in grado di migliorare le disponibilità economiche degli enti pubblici. Tuttavia esse hanno l’effetto di ingolfare il sistema tributario con i molti adempimenti richiesti alle amministrazioni per la loro gestione. Non è un caso che gli stessi addetti al settore ne abbiano richiesto a gran voce l’eliminazione.