«Per sfuggire alla giustizia ingiusta sono dovuto emigrare in Spagna», ci dice l’ex ristoratore che rischia il riaprirsi del processo per l’omicidio dell’avvocato Barbarulo, avvenuto nel 1980
di Gigi Di Mauro
Criminalità a Nocera Inferiore: Macario Mariniello a muso duro contro la Dia. «Come da 30 anni – ci dice Mariniello – puntualmente la Dia emana un comunicato della mappa criminale della Campania e, arrivati a Nocera Inferiore, si ferma sempre sul mio nome, non verificando che io ho lasciato l’Italia oltre un anno fa proprio per non essere perseguitato dalla giustizia ingiusta!».
È un fiume in piena Macario Mariniello, classe 1958, che ha già scontato 30 anni di carcere per l’omicidio Barbarulo (1980), e che aveva aperto, una volta chiusi i suoi conti con la Giustizia, un ristorante nei pressi dell’Oratorio san Domenico Savio nel quale aveva messo a frutto tutto quel che aveva imparato in tanti anni, sfornando piatti di qualità che attiravano moltissimi clienti. Ma ora è stato costretto, come ci dice, a mollare tutto ed migrare in Spagna.
«Avevo aperto il ristorante proprio per chiudere con il passato deviante e rifarmi una nuova esistenza! – ci dice amareggiato Mariniello – e invece, mi hanno sequestrato oltre un milione di euro lavorati onestamente con la costruzione di 50 garage! Il maresciallo dei Carabinieri Di Fiore – continua l’ex ristoratore – mi disse che vi era un piano contro la mia persona per non farmi più vivere a Nocera e mi consigliò di espatriare appena possibile, perché non era accettabile che la popolazione veniva a reclamare giustizia da me e non da loro!».
– Addirittura un complotto contro di lei?
«In una riunione sul circolo sociale in via Barbarulo, vicino al bar Nasti tra (omettiamo) ed altri esponenti della Nocera “che conta” dichiararono che per la famiglia Mariniello ovvero Macario nessuno del Comune doveva dargli niente, se no avrebbero subito conseguenze».
Sono parole dure quelle di Macario, e ci viene spontaneo chiedere:
– Perché questa persecuzione contro di lei?
«Per farmi pagare l’omicidio dell’avvocato Giorgio Barbarulo, per il quale dopo 38 anni sono ancora in causa. Ma il bello è che io su questo reato ho espiato già 30 anni di carcere: quanti ne devo fare ancora? La legge stabilisce che un uomo per lo stesso reato non può espiare più di 30 anni di carcere. Perché vogliono un colpevole a tutti i costi ma nessuno vuole ascoltare la verità?».
– Le attribuiscono trascorsi nella Nco di Cutolo e nella Nuova famiglia di Alfieri e Galasso…
«Sono tutte invenzioni giornalistiche».
– D’accordo, ma la relazione della Dia fa una mappa precisa dei clan. Che lei sappia com’è la situazione?
«La Dia di Salerno, e questo lo devi scrivere sotto mia responsabilità, é obbligata a fare 120 arresti all’anno, se no la Corte dei Conti non gli passa i fondi per esistere. Puntualmente, ogni semestre emanano lo stesso bollettino delle mappe criminali. Ma alcuni clan non esistono più per morte, altri per pentimenti. Ed altri perchè hanno lasciato l’Italia. Non esistono più i clan di Salerno, di Battipaglia, di Eboli, di Cava, di Nocera, di Angri, di Scafati».
– Ma la relazione Dia dice che a Scafati comandano ancora Loreto e Ridosso!
«Come può comandare Loreto se lui ed il figlio sono pentiti? Una cosa è che si mettono insieme 3/4 ragazzi e commettono un reato comune, un’altra cosa è l’organizzazione vera e propria! Le organizzazioni sono tutte disciolte, adesso ci sono i gruppi, le bande. La camorra vera e propria la sciolse Cutolo con la sua dichiarazione al Tribunale di Santa Maria di Capua Vetere, e la Nuova famiglia si è disciolta con il pentimento di Alfieri e Galasso. Voglio dirti ancora una cosa – continua Macario Mariniello – Quando dicono che appartengo alla nuova famiglia con i capi Alfieri e Galasso pentiti, puoi dirmi a che clan appartengo? Poi, rispetto al clan personale, vi deve essere un’associazione. Io non ho mai preso un’imputazione personale di associazione a delinquere! Di che parliamo?».
Prima di lasciarci Macario promette: «Questo è solo l’inizio della storia!».